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https://doi.org/10.11588/diglit.1427#0274
LIBRO TI, I27
%fc d'olmo ò ilice,gli affili (?equisolio,di corno,ma più
to&> di ferrosa bocca de la ruota dt metallo, mefcola*
ktti U terza parte dissagno è ottimale cirelle sono pie
ode. ruoterà stanga segue i raggi de le ruote. Ma come
/* siain queste cose, òsesiano grandi ruote, che da gli
"'(omini premendo uenganoupltate,ouero argano ouero
^jne le quali sìa bisogno di (ìanga,ouero ogni genera*
il0>ie di ctreUe,ogni loro ragione da la libra egiu&amen
to deriua. E però fu Mercurio tenuto diuino, chesenza
^nitore con mano, solamente con parole si sacea inten*
^*e>\o quantunque temo non poter ottemr quefto, tutta
to'* usero ogni mio ssudioper ejser inteso . Foniamo che
"*cuno habbia in mano un dardo, per darti uriessempio,
™fl cjj'io uoglta parlare, come Mathematicose rio quoti
^edimeiliero,ma comesabro, dei considerai tn quel
wtfo tre partale eftremità,e lamento, cioè ouejì tcn*
8°«o kditdji quali chiamo punti. Ghjpacij trai serro
t,c penne sino a l'amento chiamo raggi,senza renderti
*w<t ragione, per chebasa. che tejsempio ti sarà il tut*
6 ttanisesso Se porrai l'amento fopra. un legno in giù sa,
j*e/?<t ugual peso da quello al serrod à le penne,ftaran
0 ' capi dei dardo giu3i er alti parimente,ma se'l capo
^atoè più grieue,ejso uincera le penne, harra però il
®do un luogo al serro più uicino,oue sé porrai lamen*
°'tira>uio ipeft. uguali quello sarà il punto, del quale il
„^'or r<tggio tanto uince il minor e,quanto quejìo è di
\ a Piu &ieue.'Hanno comprefo chi di queflojono ftà
jj udiojì, che raggi non uguali àpefi non uguali corri*
°p°no, pur che i numeri de le parti dal raggio, e dal
'° rtoniti ne la destra parte,à tali numeri ne la sini*
, ftr*
%fc d'olmo ò ilice,gli affili (?equisolio,di corno,ma più
to&> di ferrosa bocca de la ruota dt metallo, mefcola*
ktti U terza parte dissagno è ottimale cirelle sono pie
ode. ruoterà stanga segue i raggi de le ruote. Ma come
/* siain queste cose, òsesiano grandi ruote, che da gli
"'(omini premendo uenganoupltate,ouero argano ouero
^jne le quali sìa bisogno di (ìanga,ouero ogni genera*
il0>ie di ctreUe,ogni loro ragione da la libra egiu&amen
to deriua. E però fu Mercurio tenuto diuino, chesenza
^nitore con mano, solamente con parole si sacea inten*
^*e>\o quantunque temo non poter ottemr quefto, tutta
to'* usero ogni mio ssudioper ejser inteso . Foniamo che
"*cuno habbia in mano un dardo, per darti uriessempio,
™fl cjj'io uoglta parlare, come Mathematicose rio quoti
^edimeiliero,ma comesabro, dei considerai tn quel
wtfo tre partale eftremità,e lamento, cioè ouejì tcn*
8°«o kditdji quali chiamo punti. Ghjpacij trai serro
t,c penne sino a l'amento chiamo raggi,senza renderti
*w<t ragione, per chebasa. che tejsempio ti sarà il tut*
6 ttanisesso Se porrai l'amento fopra. un legno in giù sa,
j*e/?<t ugual peso da quello al serrod à le penne,ftaran
0 ' capi dei dardo giu3i er alti parimente,ma se'l capo
^atoè più grieue,ejso uincera le penne, harra però il
®do un luogo al serro più uicino,oue sé porrai lamen*
°'tira>uio ipeft. uguali quello sarà il punto, del quale il
„^'or r<tggio tanto uince il minor e,quanto quejìo è di
\ a Piu &ieue.'Hanno comprefo chi di queflojono ftà
jj udiojì, che raggi non uguali àpefi non uguali corri*
°p°no, pur che i numeri de le parti dal raggio, e dal
'° rtoniti ne la destra parte,à tali numeri ne la sini*
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