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Alberti, Leon Battista; Bartoli, Cosimo [Übers.]
Della architettura, della pittura e della statua — Bologna, 1782

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https://doi.org/10.11588/diglit.1558#0061
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LIBRO SECONDO.

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alla quale né fuoco, né ingiuria alcuna di tempi non nuoce mai, & che que-
lla stella è contro le temperie al tutto eterna, & incorruttibile , & mantiene
più che alcuna altra i lineamenti delle statue . Scrive Tacito , che quando Ne-
rone ralsettava la Città guaita dalla arsione , che egli si servi delle Pietre da Al-
bano & da Gabinio, per travi ; percioche quella Pietra non cede al fuoco.
Nel Genovese, & nel Venetiano , & nel Ducato di Spuleto , & nella Marca
Anconitana , & apprelso la Borgogna , si truova una Pietra bianca , la quale si
può facilmente segare con una sega a denti, & piallare ancora ; & sé non che
ella per altro è di natura debole, & frale, sarebbe nelle opere di ognuno
useita fuori; ma dalle brinate, dal ghiaccio, & dalle spruzzaglie, si rompe , &
non è gagliarda contro i Venti di Mare. La Istria ha una Pietra che si alsomi-
glia aitai al Marmo, ma tocca da vapori, o da fiamme subito si spacca , & sé
ne va in pezzi ; il che dicono che medesimamente aviene a ogni pietra forte ,
& massimo alle Selici bianche, & alle nere: che non polsono sopportare punto
il fuoco . In campagna di Roma è una Pietra simile alla cenere nericcia , nel-
la quale pare che sieno mescolati, & podi carboni ; la quale è tanto leggieri,
che tu non te lo penserefli mai, & è facile a lavorarla con il ferro, &
salda al tutto, & da durare, & contro a fuochi, & contro alle Tempelle non
debole; ma è in modo arida, & sitibonda , che subito abbrucia, & inghiotti-
re le humiditati delle calcine, & lascia le calcine abbrucciate , & vane , non
altrimenti che polveri : Laonde apertesi le congiunture, 1' opera pretto pela ,
& inoltre rovina. Ma le pietre tonde, & massimo quelle de' fiumi son di con-
traria natura a quella ; percioche son sempre humidiccie, né s'accollano mai
alle calcine, che cosa è quella eh' eglino han trovato, che i Marmi nelle ca-
ve di Marmo creseono . In quelli noitri tempi si son trovati in Roma minutami
di Pietre trevertine spugnose, elsere creseiuti, & diventati un pezzo solo, me-
diante il nutrimento ( per dire coli ) datoli dal tempo , & dal terreno. Tu ve-
drai al lago di pie di Luco da quel Iato donde cade 1* acqua dallo scolceso preci-
pitio nel fiume della Nera , che il labbro sopra della ripa è creseiuto di gior-
no in giorno , in modo che alcuni hanno llimato , che mediante quello ingros-
sare, & creseere della Pietra , quella valle rìserratasigli la bocca, sia divenuta
lago . Sotto la Basilicata non dilcoilo dal Fiume Silari , da quella parte, dove
calcano dalle alte ripe le Acque inverso Oriente, si vede ogni giorno creseere
grandissimi pezzi di congelate , & pendenti Pietre, in tanta grandezza, che qua!
si è, 1' una pesa parecchi carratte . Quella Pietra fresea & molle del materno
lugo, è molto tenera , ma quando ella si raseiuga , diventa durissìma , & ac-
commodatilsima a tutti i bisogni. Io ho veduto accadere il simile di alcuni A-
quidotti, i fianchi delle forme de quali havendo contratta una certa gomma,
paiono incrollati di Pietra. In Romagna si polTono vedere in quelli tempi due
cose certamente molto degne di memoria : In quel d'Imola è una ripa d' un
Torrente molto alta , nella quale ogni giorno hor qua , hor là in spesiì luoghi
eseono fuori, molti & grandi salli tondi, generatali nelle intime viseere della
Terra . Ne Campi di Faenza in su la ripa della corrente Lamona, vi sono molte
lunghe pietre, & grandi per lor natura, che ogni giorno gettano fuora non
poca quantità di sale , & si pensa che con spatio di tempo diventi Pietra . In
quel di Firenze in Toscana apprelso al Fiume delle Chiane è una PolTessione nel-
la quale i duri salsi, che in quantità vi sieno sopra sparsi , ogni sette anni si
risolvono in zolle. Plinio racconta che apprelso a Spiga, & intorno a Calfan-
drea le zolle di terra si convertono in salsi. In quel di Pozzuolo si gene-
ra una polvere, che mescolata con 1' acqua del Mare, indurisee, & diventa
Pietra. In tutto il lito da Oropo insino in Aulide ciò che è bagnato dal Mare
indurisee , & diventa Pietra. Et Diodoro scrive che in Arabia le zolle ( cavata
la terra ) hanno odori suavi, & che colate con il fuoco come i Metalli , si
convertono in Pietre. Et aggiugne dipoi che quelle medeiìme Pietre son tali ,
j! che


 
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