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Alberti, Leon Battista; Bartoli, Cosimo [Übers.]
Della architettura, della pittura e della statua — Bologna, 1782

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https://doi.org/10.11588/diglit.1558#0342
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«M

DELLA ARCHITETTURA

dentro maggiori lumi che si potesse . Ma ne la loggia da delira , & in qu
da sinistra de luoghi da paleggiare si accomodavano medesimamcnte altri 2t i*
da sedere difesi da venti di fuori, i quali ricevevano da lo scoperto del co '
tile, il Sole da mattina, & quello dopo mezo giorno, & i discgni di cos
fatti gradi erano di variate sorti, percioche alcuni sé ne facevano a rr.ezò
cerchio, alcuni con linee diritte, amenduoi corrilpondenti al cortile, & a u
loggie con proportione determinata : la larghezza di tutta quella opera eri pet
la metà de la sua lunghezza ; la quale larghezza si divideva in otto patti sci
de le quali sé ne assegnavano al cortile scoperto, & una per uno a ciascuno de
portici: ma dove e' facevano i gradi da (edere in mezo cerchio, il loro dia-
metro pigliava allhora per i duoi quinti del cortile, ma il muro di dietro del
portico si faceva aperto con alcune entrate da potervi passare per andar a sedere.
L' altezza del mezo cerchio di quelli gradi da sedere, ne le opere grandi era
quanto la sua larghezza : ma ne le opere minori era alta per una larghezza 8j
un quarto . Sopra il tetto de la loggia rincontro al mezo cerchio, & de' gra.
dì da sedere, si aprivano in alto finestre per le quali entrava il Sole, fri
lumi molto gagliardi nel mezo cerchio. Ma sé i gradi si facevano quadrati,
allhora si facevano il doppio più larghi che il portico : Et la loro lunghezza
era per due de le sue larghezze. Io chiamo in quello luogo lunghezza cjueila,
che va giù per il lungo de la loggia , di modo che a coloro che entrano da
man delira in quelli gradi da sedere, verrà la lunghezza di quelli gradi a et
serii da la sinistra, & a quelli che v'entrano da la sinistra, ad elsergli da la de-
lira. Infra le opere publiche ancora s' intende la loggia de litiganti, de giudiri
minori, la quale facevano in quello modo : La sua grandezza era secondo la
dignità de la Città , & del luogo aliai grande , & eranvi giù per le loggie ap-
picate per ordine alcune camere, ne le quali si dava fine a le facende lecondo
il parere di quei che vi stavano dentro . Quelli edificii che io ho racconti insi-
no a qui, pare che sieno veramente i publici , conciosia che & la plebe , & i
Senatori inheme liberamente per tutto vi Ci potevano ritrovare , & intervenire.
Ma de publici ce ne sono ancora de gli altri, che non si aspettano le non a'
Cittadini principali, & a quei che governano lo Stato, come è il luogo dove
si raguna il consiglio, la curia, & il Senato, de'quali dobbiamo trattare al
presente.
De lo adornare i luoghi del Configlio , & le Curie ; de Boschi, de le Otta, de
luoghi da notare, de le Librerie , de le Scuole, de le Stalle, de gli
Ananali, (b* de gli sinimenti Matematici.
C A P. IX.
PLatone voleva che '1 luogo dove s' haveva a ragunare il consiglio, fune ti-
no Tempio . I Romani havevano un luogo determinato , che lo chiama-
vano Cornicio'. A Ceraunia era un boseo folto sacrato a Giove, dove gli Achei
si radunavano a diseorrere le cose de Io slato loro ; molte altre Città facevano
i loro consigli nel mezo de la piazza. A Romani non era lecito ragunare u
Senato, sé non in luogo determinato da gli augurii, & il più de le volte si ra-
ggiavano ne'Tempii. Dipoi usarono di fare le curie, & Varrone dice che elle
erano di due sorti, una dove i Sacerdoti attendevano a le cose Ecclesialhche,
1' altra dove il Senato dava ordine a le cose secolari. De la proprietà di <s>3
s* è l'una di quelle non ho io cosa certa , ma noi polliamo bene andare con-
ietturando che quella fulTe limile al Tempio , & quella più limile a la Banlica-
La curia de Sacerdoti adunque sarà in volta , & quella de Senatori sarà col pj>>"
co. In amendune gli huomini da consiglio, hanno ricerchi a dire il parer lo-
ro, & perciò bisogna havere rispetto a modi de le voci; per tanto bisogna che
 
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