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Michelessi, Domenico; Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 1) — Venezia, 1791 [Cicognara, 3-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28020#0100
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L VIII

alla ssera, ed al cilindro scolpiti nel sasso , il se-
polcro d’Archimede , ora ci presentasse rustici tem-
pietti, e statue , e istoriati ioassorilievi , e 1’ an~
ti'O di Sileno , e il Satiro ebbro e ridente per il
piacevole inganno d’ Egle e de’ pastorelli , come
cantô la vix'giliana sampogna : le quali due sor-
prendenti pitture ora s’incidono in rame per esse-
re pubblicate colla stampa . In Roma il conte AI-
garotti coltivô lo studio dell’Architettura cercan-
do , come scriveva al Zanotti, i vestigj della cit-
tà eterna ed immortale , e i superbi avanzi
deir anticiiitci, i cjuali , benche guasti e rotti ?
eccitano iclea di grandezza e di magnijicenza :
nel che non si lasc-iô ti'asportare dal nome pom-
poso dell’antichità indifserentemente ammii'ata da~
gli uomini privi di gusto, ma dall’ antichità lode-
vole e bella ; e perciô scriveva al Tiepoletto :
Queste, e simili considerazioni si vanno da noi
facenclo sopra le pih belle opere , non andan-
do presi alla sonorità de'nomi, ma giurata sol-
tanto fecle alla rnaestà dei vero . Quindi rapito
dalla vera e naturale eleganza, che aveva impa-
rata dalle ornate moli del suo amato Pallaclio ,
dopo aver veduto il Colosseo , Vyîrco di Tito,
il Panteon , e le rovine del tempio della Pace,
nou gli piacevano , com’ ei scriveva , le fabbri-
che del Bernini e del Boromini, pih che il Ma-
rini ed il Testi dopo Mirgilio e Teocrito . Da
Ptoma voïendo portar seco alcune fonne del bel-
lo , onde risvegliare poi cla lontano, c riaccen-

derne
 
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