’i 8
D’un guardo pur quei nubilosi stagni,
Ove ronzan gl’ insetti di Parnaso ,
E in seno a eternità credon sull’ala
D’ un madrigal poggiare , o d’un sonetto «.
ÏNion quegli in cui tepor d’estranio fuoco
11 petto scalda , e si ne agghiaccia altrui j
Ma quegli bene, alla cui mente spira
Degli erranti fantasmi ordinatrice
Aura divina , e ch’or nel molle Sciro,
Or d’Àsfrica sul lido , ora. mi potie
Sull’aureo Campidoglio , ed or di speme,
Or di vani terrori il petto m’empie
Degli afsetti signor , quegli è poeta :
Di Flacco in sulla lira Apollo il canta (29),
E adombra Metastasio ai di venturi,
Yerace nume. A piena man spargete
Sovra lui hori, e del vivace alloro
« Onorate l’altissimo poeta .
A F I L L I D E.
VII.
OMai di fresca neve imbianca iï monte,
E il freddo mattutin già morde il cedro (3o) ;
Sue spoglie a terra omai l’albero vede,
E nudo il piano la ridente scena
D’un guardo pur quei nubilosi stagni,
Ove ronzan gl’ insetti di Parnaso ,
E in seno a eternità credon sull’ala
D’ un madrigal poggiare , o d’un sonetto «.
ÏNion quegli in cui tepor d’estranio fuoco
11 petto scalda , e si ne agghiaccia altrui j
Ma quegli bene, alla cui mente spira
Degli erranti fantasmi ordinatrice
Aura divina , e ch’or nel molle Sciro,
Or d’Àsfrica sul lido , ora. mi potie
Sull’aureo Campidoglio , ed or di speme,
Or di vani terrori il petto m’empie
Degli afsetti signor , quegli è poeta :
Di Flacco in sulla lira Apollo il canta (29),
E adombra Metastasio ai di venturi,
Yerace nume. A piena man spargete
Sovra lui hori, e del vivace alloro
« Onorate l’altissimo poeta .
A F I L L I D E.
VII.
OMai di fresca neve imbianca iï monte,
E il freddo mattutin già morde il cedro (3o) ;
Sue spoglie a terra omai l’albero vede,
E nudo il piano la ridente scena