Pasposta del signor
Francesco Algarotti\
l v i.
Nè tanto Apollo j de’suoi doni avaro
Ognor meco , del suo favor mi spira,
JNTé lo stuol de le dee dotte ndinspira
Sï ornato stil * nè si culto e preclaro ;
Ch’io poggiar creda con mie rime a pard
D’ingegno tal, che’l secol nostro mira
Con stupor tanto , ed a que’prischi aspira,
Che di bei nomi i lor tempi fregiaro .
Ma ben, Fabri, consente il cielo a’tuoi
Canni, e ben anco tu gloria n’avrai,
Portarne il grido per ogni paese ;
Come già l’altraLaura, onor de’suoi
Giorni, consperse d’ apollinei rai
II maggior Tosco 3 e di bel lume accese'.
M 2
Francesco Algarotti\
l v i.
Nè tanto Apollo j de’suoi doni avaro
Ognor meco , del suo favor mi spira,
JNTé lo stuol de le dee dotte ndinspira
Sï ornato stil * nè si culto e preclaro ;
Ch’io poggiar creda con mie rime a pard
D’ingegno tal, che’l secol nostro mira
Con stupor tanto , ed a que’prischi aspira,
Che di bei nomi i lor tempi fregiaro .
Ma ben, Fabri, consente il cielo a’tuoi
Canni, e ben anco tu gloria n’avrai,
Portarne il grido per ogni paese ;
Come già l’altraLaura, onor de’suoi
Giorni, consperse d’ apollinei rai
II maggior Tosco 3 e di bel lume accese'.
M 2