i86
Al sìgnor
Gio: Antonio T^olpi.
Così del lepido dotto Poeta,
Che tu di nitido e nuovo aspergi
Lume apollineo, la grata sempre
Ombra dal placido beato Eliso
Tal carme inspireti, gentil mio Yolpi,
Che poscia in candido foglio vergato
Àpollo leggalo, leggal la Dea
De’ versi teneri fabbricatrice ;
Me ancora, pregoti, a quella dotta
Schiera d’aggiungere, a quella eletta,
Cui con sì placido occhio da l’alta
Cirra Melpomene guarda ridendo :
A quelia aggiungermi schiera ti piaccia,
Di cui tu principe, e capo sei.
JNon fur del gelido Pindo le rupi
De la mia cetra mute a l’invito,
Allor che il rapido foco amoroso, %
Che tutte ardeami l’ime midolle,
E quell’ amabiìe dolce amarezza ,
In cui suo nettare stilla Ciprigna,
E la man rosea, e il roseo collo
Ne la castalia valle cantava.
Me a l’ippocrenio fonte ed al sacro
Bosco-
Al sìgnor
Gio: Antonio T^olpi.
Così del lepido dotto Poeta,
Che tu di nitido e nuovo aspergi
Lume apollineo, la grata sempre
Ombra dal placido beato Eliso
Tal carme inspireti, gentil mio Yolpi,
Che poscia in candido foglio vergato
Àpollo leggalo, leggal la Dea
De’ versi teneri fabbricatrice ;
Me ancora, pregoti, a quella dotta
Schiera d’aggiungere, a quella eletta,
Cui con sì placido occhio da l’alta
Cirra Melpomene guarda ridendo :
A quelia aggiungermi schiera ti piaccia,
Di cui tu principe, e capo sei.
JNon fur del gelido Pindo le rupi
De la mia cetra mute a l’invito,
Allor che il rapido foco amoroso, %
Che tutte ardeami l’ime midolle,
E quell’ amabiìe dolce amarezza ,
In cui suo nettare stilla Ciprigna,
E la man rosea, e il roseo collo
Ne la castalia valle cantava.
Me a l’ippocrenio fonte ed al sacro
Bosco-