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44 DïALOGO

cle’colori, che, perquelch’io credo, sono
anch’essi un’esfetto della luce. Per certo,
Madama, io risposi, avreste il torto di non
istare anche per questo a fidanza del Gar~
tesio. Egli vi dirà , che siccome la pres-
sione , o il moto de’suoi globetti, eccita in
noi il sentimento della luce, cosi ia diver*
sità de’loro moti fa , che noi apprendiamo
colori diversi . E questa diversità di moti
è cagionata dalla diversità delle superhcie
de’corpi, che ricevono la luce che vi batte
su, e la rimandano all’occhio nostro. Han-
no esse potere di alterarla, o variamente
modificarla: e quindi ne appariscono varia-*
mente colorate ; non altro essendo i colo-
ri, che la luce variamente modificata. Quei
corpi adunque, le superficie dei qüali so-
no disposte in maniera da accrescer nota-
bilmente ne’globetti di luce, che vi dan
su , il proprio loro moto di rotazione, ci
si mostran rossi ; e gialli quelli, che lo ac-
crescono un po’meno. Se le superficie poi
sono tali da sminuire quel moto , in luogo
d’ accrescerlo ; quelle , che lo sminuiscono
assai, riescono azzurre : e verdi quelle , che
poco. E finalmente se tali sono le super-

ficie ,
 
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