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7© Dialogo

o prismi , che tra il vero si frappongono,
e r occhio della mente > Buon per noi, io
risposi, se tali prismi noi gli sapessimo co-
si ben maneggiare come i prismi dell’otti-
ca; e potessimo almeno assegnar cosi be-
ne, e prevederne gli efsetti. Qualunque
sia la posizione , o la materia di questi, si
puô facilmente sapere , quale esser debba
l’aspetto delle cose per essi traguardate ;
poichè le refrazioni vi si fanno con cer-
tissima regola. E generalmente elle succe-
dono con tal proporzione, e con tal leg-
ge, che, nota la inclinazione del raggio
diretto alla superficie del vetro , dell’acqua,
o di qualunque altro mezzo si sia, vi san-
no dire a capello , quale esser debba la in-
clinazione corrispondente nel refratto. Del-
la qual scienza è riputato fondatore il vo-
stro Cartesio. E dove ella giuoca princi-
palmente , è in quegli scamhietti, dirô co-
si , che fa la luce passando a traverso un
vetro d’occhiale colmo , o convessti da amen-
due le parti, che si chiama lente, per la
similitudine ch’ egli ha con u,h grano di
^enticchia . Figuratevi, Madama, due raggi
di luce, che camminino paralleli tra.loroî

ciô
 
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