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Quaiito. ig g

sto piuttosto un artiüzio vostro per piccar-
mi d’ onore , o per farmi credere, che io
meglio non intendo, come il moto sia ne’
corpi, che come vi sia l’attrazione? Gli
uomini, io risposi, veggono i corpi muo-
versi tuttodi ; ma di rado gli veggono at-
traersi ; e perô dell’attrazione fanno le ma-
raviglie, e non del raoto r ma i filosoh san-
no ben essi maravigliarsi delle cose , quan-
tunque le abbiano del continuo dinanzi agli
occhi . Perchè noi potessimo'’ chiaramente
intendere, come un corpo , scôntrandosi,
per via d’esempio, in un altro, debba co-
municargli parte del proprio suo moto, do-
vremmo anche intendere , come ciô sia
uno esfetto della natura, della essenza del
corpo medesimo : talmente che cosi egli
sia necessitato di fare , e non altrimenti.
Ma qual cosa sappiamo noi mai della es-
senza de’corpi? nulla , se pure il vero si
vuol da noi confessare. A noi è dato sol-
tanto di potere francamente asserire , che
i corpi sono cose estese, e impenetrabili .
E perchè ? perchè veggiamo la estensione,
e la impenetrabilità trovarsi in tutt’ i cor-
pi, e trovarsi sempre di uno stesso modo;

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