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m SCRIVERE NELLA PROPRIA LINGUA . 2.J

di Dante sarebbe cosi vivo , cbe si trasfor-
ma nelle cose medesime , s’egli avesse di-
steso il suo poema in latino . E ben si po-
trebbe dire di lui ?

che la dritta 'via era smarrita ,

<|uando egli avesse proseguito giusta cjsuel
suo principio :

Infera regna canam supero contermina mundo.
Che se a cagione del poema latino dall’Af-
frica fu coronato il Petrarca in Campido-
clio , conviene considerare , che ciò avven-

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ne in tempi, che il raccozzare pochi versi
in quella lingua era tenuto a miracolo : e
la verità si è , che il Petrarca non per al-
tro è famoso letto e studiato, che per le
sue rime volgari.

Degna adunqne di somma lode (per quam
to in favore clella lingua latina vadano pre-
dicando gli Alcli, i Pmmoli Amasei, ecl al-
tri simili invasati nell’antichità) è la usan-
za, che si va di dì in dì facendo più co-
mune , che ogni scrittore , là dove special-
mente gioca la fantasia, scriva nel rnatei’-
no suo linguaggio . In esso solamente gli è
conceduto di esercitare tutte le sue forze ,
di spiegarle con franchezza e cüsinvoltura ;

come
 
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