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sopralaRima. 113

E cliiunque ha studiato quel nostro poeta,
in molte cose veramente sovrano, ben co-
nosce quanto egli ha saputo variare il nu-
mero del verso , e in quante differenti
forme si puô gettare il nostro endecasilla-
bo . Talchè si puô ben dire , non ci esse-
re tipo di verso , di cui non si trovi l’ar-
chetipo in quel suo tanto elaborato poema
•sacro,

Che per più anni lo avea reso macro,

La gravità in oltre, che è propria de'
componimenti per esempio eroici, sdegna
la rima , la quale in essi diviene quasi che
una puerilità; come quella che è una bel-
lezza soltanto relativa, un giocolino di pa-
role di simile terminazione, che non sa
bello il verso in sè , e di cui altri non si
avvede che alla hnale de’ susseguenti : e I
quadri grandiosi, che ci presentano i poe-
mi, male possono esser contenuti e cam-
peggiare dentro al ristretto giro delle ter-
zine , ed anche delle ottave.

Leggesi a tal proposito una assai strana
diceria negli eruditi zibaldoni di un criti-
co del secoio decimosesto , i quali furono
novellamente dati in luce cosx alla rinfu-
To; IV. H

Sct X
 
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