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Z22.8 SaGGIO PERCHe' I GRANDÏ InGEGNI
<lopo la morte sua ebbe iu Firenze esposi-
tori interpreti discepoli , l'onore deìla cat»
îedra . Dall’autorità del suo esempio furo-
210 , egli è vero , eccrtati e mossi nelia pa-
tria sua 1 ingegno del Petrarca , che dietro
a lui si volse a cantare cose più gentili ,
e lo ingegno del Boccaccio , che con quel-
le vive pitture dei Decamerone si diede a
poetare in prosa , Ma quaii altri ingegni
eccitò egli fuori di Toscana ; qual potere
nelle altre provincie d’ltalia ebbe colui, la
cui mercè

mostrò cìò che potea ìa lingua nostra ?

3NTè punto migliorarono a quel tempo in
Italia le arti , che sono strettamente unite
colla poesia , la quale iii molti rispetti avea
recato Dante al più alto segno . L’amico
suo Giotto , che avea allora il grido nella
pittura, non diventò con tutta la divina
Commedìa un Tiziano ; e neila barbarie te-
desca si mantenne tuttavia Y architettura ;
la quale cominciò soltanto a riordinarsi più
di un secolo dipoi , e ricevè l’ultimo suo
compimento a’ tempi di Giulio II. e di
Leon X.

E sic-
 
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