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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 6) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-6]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28025#0339
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Stefano Pallavicini. 35i
stito della toga romana, e mezzo del giu-
stacore moderno. Che se pur iì Pallavici-
ni voleva gradire airuniversale, che certo
è uno de’iini del poeta, migiior partito sa-
rehbe stato quello, che avea preso quel gran-
dissimo ingegno della nostra età Aìessandro
Popequando, volendo recare nella sua lin-
gua alcuni sermoni cli Orazio, tolse più pre-
sto acl imitargli che a tradurgli; con che
egli è venuto a conservare Fossatura e glx
atteggiamenti bensì del poeta latino, ma
gli ha cli poi rivestiti cli abiti mòderni, e
coloriti del tutto alFinglese. Ma comunque
sia, è da credere, se il Pallavicini avesse
avuto più lunga vila, che egli avrebbe pur-
gata la sua traduzione di quelle scostuma-
tezze ; ed anche col vieppiù limarla e ri~
pulirla egli l’avrebbe ridotta più simile a
quella clelle ode, e più degna insieme del
principe, sotto i cui auspicj era stata in-
trapresa.

Oltre alle sopraddette versioni egli ne fe-
ce di parecchie aitre; che era lo studio di
che egii più si dilettava. E di mala voglia
cgli si metteva alia poesia drammatica, do-
ye riguarclava il Melastasio come principe^
 
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