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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 6) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-6]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28025#0340
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S osr V r t A' r» r

nè più nè ineno clie Stazio si facesse csi
Yirgiiio nell’epica. Io non farò parola del»
la belia traduzione in versi dell’Ecuba di
Euripide, eh’egli vokò dal latino ; nè di'
quella in prosa deila storia de’fatti de’Te-
deschi del celebre giurisconsulto Giovanni
Mascoviodi eui pukblicò già un voiume,.
e un akro lasciò in punto per la stampa „
Ma non par da tacere, ch’egli prese a vol-
tare daila prosa in verso ; cosa rara appres»
so qualsivoglia nazione, come aii’incontro
appresso alcuna egli è usitatisskno voltare
dal verso in prosa. Raccontano di monsi»
gnor Casoni, ch’e’ponesse altre volte in ver«
si le mcditazioni, del Carsesio, le quali fu-
rono Iette neH’accademia del ca-rdinal Cor-
sini che fu poi papa, ma non videro mai
la luce. E questo è forse l’unico esempio
di così fatte versioni, in cui il traduttore
s-’innalza di tanto sopra l’autor suo. Dico
unico; da che le traduzioni de’salmi e si-
mili non fanno veramente altro ehe ridtir-
re a metro l’altrui poesia (i). Ora la ver-

sione

(i) Di questo genere di versiom sono la es-
posizione in versi delle sei omelie di Clemen-

te
 
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