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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 7) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28026#0016
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8 Pensieri

sioa sua: a quei niodo che lo stile del chh
mico è scurato dal fumo, in cui è sempre
involto lo scrittore.

Fra le nazioni grossolane un uomo di
spirito è reputato uno Aretino, per la ra-
gione medesima che un Martialò tra i Lap-'
poni sarebbe reputato una Canidia.

Quel denaro che da noi si spende in ta-
bacchiere e in astuccj gli antichi lo spen-
devano in busti e statue ; e dove per una
vittoria si fa ora giuocare un fuoco di ar-
tihzio, essi inuravano un arco di trionfo.

L’arte poetica di Orazio, è la formula
generaìe di tutte le belle arti.

Si vuole aver dovizia di quello che me-
no si vorrebbe, e scarsità di ciò che gio-
verebbe il più. Quanti yolumi non si han-
no di lettere? e si è perduto il volume del-
le lettere di Giulio Cesare a Cicerone.
Quanti non si hanno giornali? e sono pe-
rite le efemeridi del medesimo Giulio Ce-
sare. Quante memorie sulla guerra? e i
comraentarj sonosi perduti di Lucullo e di
Silla. Quanti cattivi libri sopra l’architet-
tura? e si desidera una gran parte dell’ope-

ra
 
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