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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 7) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28026#0060
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5z Pensieri

come fu lecito a Rasfaello a Michelagiiolo
e acl Annibale servirsi ne’ loro tjuadri cti
qualche iigura antica.

Dai contrapposti vengono a risaltar le co-
se, e vie meglio si manifestano esser quel-
lo che veramente sono. Tallard e Yiileroi
sarebbono forse tenuti abili capitani, se avu*
to non avessero a fronte un principe Eu-
genio : e i pianeti allora veramente si scor-
gono essere opachi, quando gli vediamo sui
disco del sole .

Nella opinione ciegli uoinini niente ren-
de più prezioso checchessia quanto la rari-
tà. In una città posta vicino alle più bel-
le petraje dicono ci sia un palazzo, ia cui
facciata tutta di marmo è dipinta a matto-
ni di cotto.

Se la luce si propagasse per linee cur-
ve, come fa il suono, ne seguirebbono di
molti inconvenienti. Yedremmo, egli è ve-
ro, uii oggetto posto dietro a una canto-
nata, ma un oggetto si soprapporrebbe all’
altro, appresso a poco come quando da noi
si guarda losco, e farebbe confusione ogni
cosa. Si correrebbe a ogni instante perico-
lo di dare il capo ne’ muri;- e uno non sa-

preb-
 
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