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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 7) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28026#0082
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Pejnsìeiìi

Etlore gridava a’Trojaai, che entrati era-
no nel campo dei Greci, che non doves-
sero abbandonar la zussa per amor del bot-
tino. Ebbero un bel gridare parecchi altri
Ettori moderni : non per altra ragione fu-
rono perdute da’vincitori le giornate im-
portantissime di Guinegate, di Fornovo, e
quella di Czalaw in questi ultimi tempi.
Un bel provvedimento era quello de’Uoma-
ni, che la preda non fosse di quelle ban-
de che predavano, ma a tutto 1’esercito
comune; e tutti i soldati dovrebbero ave-
re a mente le parole di quel capitano a’
medesimi Piomani : che serrati sempre, e
prima co’dardi, poi con la spada e rotel-
la, non fmissero di ammazzare ; diinenticas-
sero il predare, e vincendo sarebbe loro
ogni cosa: conferti tantum et pilis emissis,
post umbonibus et gladiis stragem ccedetn-
que contiituarent prcedce immemores ; pcirtct.
■victoria, cuncta ipsis cessura.

Un gran capitano era solito dire, che
egli amava le doune per le tante buone
notti che gli avean dato, non ostante che
gli avessero tolto i due giorni più belli del-
la yita sua. La regina Anna col separarsi

dalla
 
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