D I V E R S I. 127
II mondo è una scexia che i silososi 110
fanno vedere di giorno, e si suol vederla
illuminata di notte.
Non è maraviglia, che non sieno per noi
di gran chiarezza ie ragioni prime delie co-
se, i principj più alti clelie scienze. Ad ogni
passo che un monti, l’ orizzonte gli si sa
più ampio, ma diviene meno distinto.
Gli antichi avevano osservato (e come os-
servato non l’ayriano?) che gli oggetti guar-
dati a traverso una boccia o una palla di
vetro ripiena di acqua si veggono ingrandi-
ti: ed è ben naturale a pensare, che di una
tal sorta di microscopio facessero qualche
uso in que’loro maraviglicfei lavori deile cor-
niole ede’niccoli, le cui finezze non si pos-
sono da noi discernere senza microscopio.
Seneca, il quale nelie quistioni naturali ri-
ferisce un tai fenomeno, attribuisce queiio
iugrandimento degli oggetti a una qualità
propria delsacqua, e non alla sigura del ve-
tro dov’era contenuta, che ne è la vera ed
urrica ragione. Convien pur dire, che quei
filosofo si fermasse aiia scorza prirna deile
cose, e per niente non ne penetrasse ii mi-
doilo. Che non si diede egli la pena di ver-
sar-
II mondo è una scexia che i silososi 110
fanno vedere di giorno, e si suol vederla
illuminata di notte.
Non è maraviglia, che non sieno per noi
di gran chiarezza ie ragioni prime delie co-
se, i principj più alti clelie scienze. Ad ogni
passo che un monti, l’ orizzonte gli si sa
più ampio, ma diviene meno distinto.
Gli antichi avevano osservato (e come os-
servato non l’ayriano?) che gli oggetti guar-
dati a traverso una boccia o una palla di
vetro ripiena di acqua si veggono ingrandi-
ti: ed è ben naturale a pensare, che di una
tal sorta di microscopio facessero qualche
uso in que’loro maraviglicfei lavori deile cor-
niole ede’niccoli, le cui finezze non si pos-
sono da noi discernere senza microscopio.
Seneca, il quale nelie quistioni naturali ri-
ferisce un tai fenomeno, attribuisce queiio
iugrandimento degli oggetti a una qualità
propria delsacqua, e non alla sigura del ve-
tro dov’era contenuta, che ne è la vera ed
urrica ragione. Convien pur dire, che quei
filosofo si fermasse aiia scorza prirna deile
cose, e per niente non ne penetrasse ii mi-
doilo. Che non si diede egli la pena di ver-
sar-