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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 7) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28026#0182
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174 PeNSIEPlI

il colorito, tutta la scienza de’moderni. Ma
per penetrare la cagione dell’eruzione dell5
Etna converrebbe poter fare, come diceva
colui, la notomia delle montagne.

II en est jusqiC à trois que je pourrois citer,

disse Despreaux delle donne savie: lo stes-
so si potrebbe dire de’principi dotti. Den-
tro al recinto de’loro palagi, e nella breve
durata dcl loro regno sono dottori solenni;
e fuori di là cadit persona, manet res. I
versi di Dionigi ebbero in premio le iischia-
te dellaGrecia; e il grande Alessandro sen-
ti la sferza di Orazio per quel suo gusto in
poesia, contuttochè egliavesse avuto per mae-
stro un Aristotele. Gli studj di Tiberio era-
no intorno al noine che s’era posto Achil-
le nell’isola di Sciro, e che sorta di canzo-
ni cantavano le sirene. Nerone fu altrettan-
to ridicolo poeta, che principe violento.
Niuno ignora le invenzioni di Claudio nel-
lo abbicci, ch’ebbero cosi corta vita; i di-
storti giudizj di Caligola sopin i più celebri
autori; e le rivalità con gli uomini di let-
tere di Adriano ; per non parlare della pe-
danteria di Giuliano e di Jacopo priino re

d’ln-
 
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