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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 7) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28026#0248
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®4o P E N S I E R r

siamo altrimenti vedere; e allora solamen-
te ci si rendon visibili, che frappoaendosi
tra esso e noi, ci tolgono veder parte del
sole. E già aveano dato loro il nouie de’ca-
sati di que’ principi, da’quali per la inve-
stitura di tanti feudi in cielo si aspettava-
no un qualche piccolo stipendio, con che
vivere qui in terra.

Le comete, le quali secondo il Cartesio
vanno scappando d uno in un altro vorti-
ce, souo come i Lapponi, i quali cambia-
bo paese di tempo in tempo, fd ora si tro-
vano soggetti alla Puissia, ora alla Danimar-
ca, ed ora alla Svezia .

Noi facciamo le risa grasse di que’re di
Persia, che per ogni cosa davano travaglio
agli astrologi, e ci facevano entrare le stel-
le. Non si mettevano a tavola, non anda-
vano al passeggio , se non se per punti di
luna e per isquadri di geometria. E che
diremo del grande Ptichelieu, che avea sem-
pre allato il suo astrologo Morin, e se ne
serviva come di principal suo consigiiero ?

I filosoh non sono meno fastidiosi, e nien-
te meao da temere deigelosi: con quel lo-

ro
 
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