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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 8) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28028#0058
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5q L e t t e r E SOFH A

ad accrescere e a moltiplicare i dotti icrq>
inganni.

M’ò venuto una fantasia, (e voi mi dire«i
te se sta a coppella del vero) che saria mol-
to ben fatto chi rimettesse in piedi la usan-
za dell’ingessar ie tele, di dipingere sopra
imprimiture bianche, e lasciar da parte le
rossicce o le hrune , che oggidì sono alla
jnoda. E ciò mi pare che sia un corolla-
rio deli’ottica neutoniana. Le materie, di
cui si servono i pittori, minutissimamente
macinate, vengo.no, come ogni altro corpo
ridotto in sottilissirne falde o schegge, ad
essere alquanto traspareuti, e dànno la via
al lume: tanto più che l’olio, che vi s’in-
corpora poi dentro, è quasi di una mede-
sima densità con esse. Se adunque il lu-
me, che le penetra, trova gesso di sotto
al dipinto, o altra cosa ricettiva di ogni co-
lore, ne vien tutto rissesso all’occhio, qua-
si da foglia dietro allo specchio: ed al con-
trario verrà non pcco ammorzato, se trova
un’imprimitura bruna. Con che il medesi-'
mo dipinto ha da riuscire molto più spiri-
toso e lucido su d’ un fondo bianco, che
su d’un bruno: e quella tal lucidezza sarà

eguai-
 
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