XIV.
Bologna 6. maggio 1732.
O mio caro signor Checco, in qual do»
lorosa congiuntura siete voi tornato alla pa-
tria ! a vedere stentare e poi morir fìnal-
mente il vostro dolce ed amabile fratellino ?
che tanto vi dovea esser caro , quanto quel-
la età e quell’indole e quella innocenza me-
ritava, e quanto Io stesso vostro dolor pre-
sente, e il passato afsanno della sua malat-
tia fa manifesto. Vi giuro che questa no-
vella mi ha traHtto il cuore , nè a me so-
lo, ma a tutti e tutte di mia casa è stata
amarissima; nè vi dico che la pura verità,
dicendovi che per Hno la Viola ne piagne
per amor vostro. Voi vi ricorderete quan-
te volte io vi richiedea qui in Bologna di
lui, che sebbene mai non lo aveaveduto,
pure io amava a riguardo vostro, che pa-
reami vedere in lui un angioletto, quale
eravate voi quanclo priraa ci compariste ;
anzi mi sono talvolta lusingato che dopo
la
Bologna 6. maggio 1732.
O mio caro signor Checco, in qual do»
lorosa congiuntura siete voi tornato alla pa-
tria ! a vedere stentare e poi morir fìnal-
mente il vostro dolce ed amabile fratellino ?
che tanto vi dovea esser caro , quanto quel-
la età e quell’indole e quella innocenza me-
ritava, e quanto Io stesso vostro dolor pre-
sente, e il passato afsanno della sua malat-
tia fa manifesto. Vi giuro che questa no-
vella mi ha traHtto il cuore , nè a me so-
lo, ma a tutti e tutte di mia casa è stata
amarissima; nè vi dico che la pura verità,
dicendovi che per Hno la Viola ne piagne
per amor vostro. Voi vi ricorderete quan-
te volte io vi richiedea qui in Bologna di
lui, che sebbene mai non lo aveaveduto,
pure io amava a riguardo vostro, che pa-
reami vedere in lui un angioletto, quale
eravate voi quanclo priraa ci compariste ;
anzi mi sono talvolta lusingato che dopo
la