Inedite» iy£>
208. Ccelurn illinc cecicLisse putes .
Manca la traduzion di questa freddura, la qual
norx ha, credo , minor merito dell’altra se~
guente
Totumserrepotest humeris minìtantibus orbem,
la quale ha avuto la sorte d’nsser considerata
al v. 213.
219 Hno a 25o. Concion di Cesare a’soldati
fedelissima, e più bella ancora del testo . L’
ultimo verso è stretto e pulitissimo ; ma parini
che in questo luogo si rilevi qualche cosa di
più nel testo , clie non si fa nella traduzione :
Inter tot sortes a?'matus nescio 'vinci.
260. Desci'izion dell’ inverno ampollosa al so~
lito dell’ autore , ma sì ben tradotta, che è
d’ assai migliorata del testo .
280. Bella sixnilmente e migliore è la similitu-
dine d’ Ercole e di Giove . L’ autore ha lascia-
to qui per la terza volta il periturorum ■
285. Du?n Ccesar tumìdas iratus deprimit arces.
E' lasciato dal traduttore .
286. E
208. Ccelurn illinc cecicLisse putes .
Manca la traduzion di questa freddura, la qual
norx ha, credo , minor merito dell’altra se~
guente
Totumserrepotest humeris minìtantibus orbem,
la quale ha avuto la sorte d’nsser considerata
al v. 213.
219 Hno a 25o. Concion di Cesare a’soldati
fedelissima, e più bella ancora del testo . L’
ultimo verso è stretto e pulitissimo ; ma parini
che in questo luogo si rilevi qualche cosa di
più nel testo , clie non si fa nella traduzione :
Inter tot sortes a?'matus nescio 'vinci.
260. Desci'izion dell’ inverno ampollosa al so~
lito dell’ autore , ma sì ben tradotta, che è
d’ assai migliorata del testo .
280. Bella sixnilmente e migliore è la similitu-
dine d’ Ercole e di Giove . L’ autore ha lascia-
to qui per la terza volta il periturorum ■
285. Du?n Ccesar tumìdas iratus deprimit arces.
E' lasciato dal traduttore .
286. E