I N E D I T E .
III.
S8l
Reggio 12. arpile ìySg.
Che clirò io della sua leggiadrissiraa epi-
stola(i), degna soltanto del suo spirito, il
quale nulla di ordinario produce ? Io già
non sono nè Valgio nè Ottavio, che deb-
ba giudicare i versi di Orazio , ma potrò
senza taccia esserne rammiratore. E pri-
raamente mi piace che nuovo sia il sug-
getto dell’epistola sua : perciocchè a parer
mio non batte già nuova strada chi può
talvolta crear felicemente frasi non più.
udite; ma bensì chi sa render docili alla
poetica dignità materie da alcuno non toc-
che . E quel reuma , e quella acre tosse
avrebbono spaventato un mezzano scrittor
di versi, che giammai non vide tali voca-
boli nel Petrarca, non già chi è, dirò co-
sì , Petrarca a sè medesimo . Ma i gran
poeti non iscrupoleggiano sopra le cose vol-
gari,
(1) Epistola a Fillide. T. I. pag. 18.
III.
S8l
Reggio 12. arpile ìySg.
Che clirò io della sua leggiadrissiraa epi-
stola(i), degna soltanto del suo spirito, il
quale nulla di ordinario produce ? Io già
non sono nè Valgio nè Ottavio, che deb-
ba giudicare i versi di Orazio , ma potrò
senza taccia esserne rammiratore. E pri-
raamente mi piace che nuovo sia il sug-
getto dell’epistola sua : perciocchè a parer
mio non batte già nuova strada chi può
talvolta crear felicemente frasi non più.
udite; ma bensì chi sa render docili alla
poetica dignità materie da alcuno non toc-
che . E quel reuma , e quella acre tosse
avrebbono spaventato un mezzano scrittor
di versi, che giammai non vide tali voca-
boli nel Petrarca, non già chi è, dirò co-
sì , Petrarca a sè medesimo . Ma i gran
poeti non iscrupoleggiano sopra le cose vol-
gari,
(1) Epistola a Fillide. T. I. pag. 18.