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Inedite»

II.

56?

Roma ìg. aprile iy58.

i c e v e i sabbato passato il fagottino , ©
benchè non vi fosse lettera, conobbi nul-
la di meno da che gentile e generosa ma-
no venivami il dono. Stava a letto per un
picciolo incomodo di stomaco ; apersi subito
il fagotto , e diedi di mano al libro (1) ,
che desiderava di vedere . Non potreste
mai fìgurarvi, sig. conte mio riveritissimo,
quanto risi nel leggerlo, uomo per altro
così corne sono quasi ùyéxxros ( che non ride
mai). L’autore ha suscitato un gran yespa»
jo , o , se me lo permettesse la decenza ,
direi secondo il proverbio plebeo, che ha
mosso una materia che puzza. E che altro
è rnai la turba de’moderni nostri poetastri?

Sceculi incommoda pessimi poetce
chiamò Catullo gl’insulsi poeti de’ suoi tem-
pi. Ma se si trovasse vivo presentemente

che

(1) Lettere di J^irgilio agli Arcadi pubblì-
cate innanzi ai versi di Frugoni, Algarotti, e
Bettinelli.
 
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