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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 14): Lettere Italiane — Venezia, 1794 [Cicognara, 3-14]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28092#0063
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Inebite. 55

po male avrei io fatto? se avessi tolto per
eìezione a scrivere in francese piuttosto
che in italiano ; tanto più che , potendo
io sonare illiuto,. avrei amato meglio piz-
zicar la chitarra . Di certe cose bensì si
vorrebbe che gli uomini di lettere di ogni
paese scrivessero non nella propria lingua,
ina in una lingua coraune ; e ciò sono le
cose utiìi alla società civile . Fu già un
Tedesco, che intento al ben pubblico im-
maginò una certa lingua uuiversale corn-
posta di numeri a guisa di cisera, comune
a tutti i popoli del mondo. Ed aìtri di
più sottile ingegno vorrebbono una lingua
iiìosoiìca composta di poche radici espri-
menti le idee primitive , a guisa della ci-
nese. Ma senza moltiplicare isi invenzioni
superssue , la ìingua latina sia lingua uni-
versale . E siccome ella è tuttavia deposi-
taria appresso le nazioni di Europa deìia
religione e delie leggi, così anche ii sia
dei trovati nella iisica nella medicina nelle
arti. Ed elìa ben vede, che i libri latini
moderni si ridurrebbono a pochissimi, Ma
ella si doìga meco , se trattandosi dl cosa
d’ingegno, io sono stato astretto da neces-

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