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Antolini, Giovanni Antonio
Il Tempio di Ercole in Cori — Mailand, 1828

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https://doi.org/10.11588/diglit.4947#0012
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NELLA CITTA DI CORI 9

moduli 18. Per compire esattamente la figura quadrata ahehe in elevazione man-
cano dunque soltanto 2 moduli. Il frontispizio si alza 4 moduli incirca sopra della
cornice; e questi divisi per metà, onde ridurre il triangolo parallelogrammo, ci pre-
sentano appunto in tutto insieme il compimento di un aspetto quadrato.

Qual diligenza adunque ed esattezza non si rileva nell'aver conservato sempre
l'architetto l'unità e nella pianta e nell' elevazione, la quale accompagnata dalla
semplicità del proprio carattere è all' occliio di un dilettevole aspetto ?

Nel pronao o sia antitempio si presenta la maestosa porta, la quale metteva Tav.
nella cella; e questa si vede stremata superiormente nella luce, e spalleggiata da
un grandioso stipite, largo | della luce a terra, il quale gira a formarle F archi-
trave, e sopra questo si vede l'antica iscrizione, corrosa in parte dalle ingiurie
del tempo, alta '- di più dello stipite e dell'architrave. Viene questa finalmente Tav.
adornata da una cornice alta quanto l'architrave, e giunge fin sotto alla trabea-
zione dell'ordine; le estremità della quale sono sostenute da due mensole o sia
modiglioni, i quali partono dal disotto della corona, e s'abbassano sino al livello
inferiore dell'architrave, ove due foglie si svolgono; quelli sono larghi in cima
dell'altezza dell'architrave, e sono stremati al basso g della loro larghezza superiore.
Poteansi però omettere gli ornamenti ne' membri della cornice con sopprimere gli
ovoli, le fusarole e quei minuti dentelli: cosi pure si potevano omettere quelle teste
inutili scolpite nella gola del frontispizio, poiché sembrando ( Vitr. 1. Ili, co)
che vomitino acqua dalla bocca, nè potendo questa essere nella fronte raccolta,
come nei lati, nella doccia, non potrà nè anche essere mandata fuori dalle bocche
di quelle teste; ed allora sarebbe serbato il carattere conveniente all'ordine per cui
è stata fatta. Tav.

Se il tempo devastatore delle cose più belle, o forse anche le invasioni de' bar-
bari non avessero distrutta la cella, potremmo anche di questa dare un'analisi; ma
per disgrazia il Tempio qui rimane troncato, c la parte anteriore della cella con
piccola porzione laterale è stata sostituita alla moderna torre della chiesa di S. Pie-
tro. E forza dunque che qui si arresti l'esame delle sue parti, e si passi con ogni
brevità a rilevarne la bellezza. Il Tempio, considerato primieramente nel suo in-
sieme, e quindi secondo le sue proporzioni (lo che abbiamo già fatto), non può
non manifestarcela.

La bellezza si può considerare o riguardo alla sensazione che desta in noi, o
riguardo alle cose medesime. Se il primo, non è bello se non quello che desta
in noi un moto delicato nei nervi, e per conseguenza una sensazione piacevole.
Se il secondo, varie sono le opinioni de' filosofi, e varii anche i rapporti nei quali
può essere il bello considerato secondo la varietà de' fenomeni della natura e del-
l'arte. Quindi si udirà il bello musicale, il fisico, il metafisico, il morale. A me
non appartiene di esaminare sì latte cose; e quindi lasciate da banda queste opi-
nioni, mi limiterò a parlare del bello geometrico, e della sensazione che questo
produce; dalle quali due cose risulta ciò che più comunemente bello si chiama.

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