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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. I
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Müntz, Eugène: L' Oreficeria a Roma, [1]: durante il regno di Clemente VII (1523-1534)
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0036

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L'OEEFICERIA A EOMA

DURANTE IL REGNO DI CLEMENTE VII (1523-1534)

AI gli orefici, seguaci del pacifico sant'Eligio, fecero tanto par-
lare di se, quanto sotto il pontificato di Clemente VII. Benve-
nuto Celimi dimorava allora a Roma, e questo nome dice da
per sè solo tutto il rumore che si levò intorno al turbolento e
brillante orefice fiorentino. Accanto a lui, dopo una lunga e glo-
riosa carriera, Caradosso, il più eminente, senza paragone, degli
orefici del primo Rinascimento, gettava un ultimo raggio prima
di sparire, alla vigilia del nefasto assedio del 1527. Da ogni
lato sovrani e particolari si disputavano qualche opera uscita da questa mano maravigliosa,
che la morte doveva poco dopo agghiacciare. Nel 1523 ancora, il marchese di Mantova lo pre-
gava di terminare Y impresa che gli aveva promessa.1

Un altro orefice si è conquistato una gloria meno grande, ma non meno durevole, mo-
rendo per la patria colle armi in mano : nel 1527, Bernardino dei Passeri cadeva presso
la Porta di Santo Spirito nel cercare di difendere la città eterna contro le orde di Giorgio di
Frondsberg. Veniva dopo quella pleiade di orefici, i cui nomi vanno quasi di pari passo con
quelli degli architetti, scultori e pittori contemporanei : i Gaio, i Pompeo de Capitaneis, i Tobia
da Camerino, i Crivelli, gli Arsago e tanti altri, il gruppo più maraviglioso di artisti di
questo genere che mai vedesse alcuna capitale.

Il nuovo Pontefice, che non per nulla era un Medici, forniva loro generosamente le oc-
casioni di distinguersi nel suo servizio, e compiacevasi a mantenere fra loro una feconda emula-
zione. Fra poco, i tanti ingegni che lo circondavano non bastando più alle alte sue mire,
egli si rivolse a maestri del valore di Valerio Belli di Vicenza e Giovanni Bernardi di Castel
Bolognese, che eseguirono per lui i loro capolavori. Una sola cifra basterà per mostrare il
posto che occupavano nella sua mente tutti questi rami d'arte, destinati ad accrescere la sua
gloria e ad eternare la sua memoria: durante questo pontificato di undici anni, egli fece

1 Bottari, Lettere pittoriche.
Bertolotti, Artisti in relazione con i Gonzaga, p. 92.
 
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