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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. I
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Tschudi, Hugo von: Scultori italiani della Rinascenza
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Fasc. III
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Venturi, Adolfo: Gian Cristoforo Romano, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0071

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ARCHIVIO STORICO DELL'ARTE

49

eoa forti ragioni stilistiche, attribuire ad Andrea un
crocifisso di legno in grandezza naturale. Della sua
arte finora era testimonianza sicura la porta del bat-
tistero di Firenze, alla quale però in avvenire, secondo
la proposta dello Schmarsow (v. Jahrb. d. K. preuss.
Kunslsammlungen, Vili, pag. 137), si dovranno aggiun-
gere le du3 attraenti figure di Cristo e della Reparata
nell'opera del duomo di Firenze.

Quanto il museo di Berlino possiede di opere di
Donatello, dovrebbe esser noto in Italia dalla esposi-
zione fatta quest'anno pel giubileo. E la statuetta in
bronzo di Giovanni Battista, fatta circa a venticinque
anni, il rilievo in marmo della cosidetta Madonna Pazzi,
dei primi tempi della comunanza di studio con Mi-
chelozzo, ed il busto in bronzo di Lodovico III Gon-
zaga, che evidentemente Donatello fece al tempo della
sua visita in Mantova nel 1450/51 o almeno in seguito
a questa. L'ordinamento di queste opere nello sviluppo
artistico del grande Fiorentino non presenta alcuna seria
difficoltà. D'importanza maggiore si è il tentativo fatto
per la prima volta dal Bode, di esaminare minutamente
la lunga serie dei bassi rilievi di madonne donatelle-
sche disperse di qua e di là dalle Alpi, e di ordinarle
in gruppi determinati. Fondandosi su ciò, il sottoscritto
(v. Rivista storica italiana, IV, fase. II) potè cercar di
assegnarle a stabilite fasi dello sviluppo di stile di Do-
natello e per tal m'odo dare a questi lavori di scuola
un ordine cronologico, che forse un giorno servirà di
base alla esatta attribuzione di una o d'altra opera.
A due artisti che stanno in lontana relazione coll'of-
ficina di Donatello sono assegnate due opere della
raccolta di Berlino: ad Agostino di Duccio, artista
pieno di attrattive, ma manierato, un basso rilievo,
oltremodo caratteristico, rappresentante Maria col bam-
bino e con angeli; ed a Domenico di Paris, del quale
si hanno si poche opere, un rilievo in terracotta quasi
interamente sporgente. Per assegnare quest'ultimo ser^
viron di base le figure allegoriche del soffitto della
sala minore nel palazzo Schifanoja, e ad esso dà spe-
ciale interesse la dipendenza nell'ordine e nella trat-
tazione del panneggiamento da pittori Ferraresi con-
temporanei, tra altri da Cosimo Tura.

Sotto il titolo « I figurinai in terracotta di Firenze
nei primi secoli del quattrocento » il Bode tratta di
una serie di rappresentazioni di Madonne in terra-
cotta, per lo più bassorilievi con cornice gotica a fo-
glie, che in generale vanno sotto il nome del Quercia.
Coll'antesignano senese hanno bensi di comune la forte
dipendenza dalla tecnica del trecento, non ne mostrano
però il suo tratto grandioso. La loro patria è piutto-
sto Firenze, benché già più volte sieno stati ritenuti
siccome lavorati nell'Alta Italia. Infatti l'artista, cui
può venir attribuito il più gran numero di queste
opere, è proprio quel maestro che, circa il 1430, ha
fornito l'ornamento plastico in terracotta per la cap-
pella Pellegrini in Sant'Anastasia. Artista dell'epoca
di transizione, egli non ha nè l'alto sentimento della
4. — Archivio storico dell'Arte.

bellezza del Ghiberti, né il vivo sentimento della na-
tura di Luca della Robbia, con cui pui-e ha qualche
relazione. Luca si mostra nel Museo di Berlino solo
come figurinaio in argilla, ed appena l'epoca moderna
ha trovato un suo rilievo di Madonna inverniciato. Pa-
recchie opere di questa specie di suo nipote Andrea,
offrono al Bode l'occasione di caratterizzare la sua
posizione nello studio di Luca, sotto il cui nome cer-
tamente andarono i suoi primi lavori, e di tentare un
raggruppamento cronologico delle molte sue opere.

Il capitolo più lungo, che alla storia dell'arte for-
nisce i maggiori risultati, tratta di Andrea del Ver-
rocchio e dei suoi scolari e successoci. Con sicuri tratti
vien descritta la personalità del maestro, le sue par-
ticolarità come pittore e scultore, e la grande influenza
che dalla sua officina si estese sull' arte dell' Italia
centrale. La cosa era chiara per l'attività di Ver-
rocchio nella plastica. Partendo dai suoi capolavori
noti, era relativamente facile attribuirgli una serie di
lavori, sinora o ignoti, o non considerati, per lo più
abbozzi in terra cotta, di cui il museo di Berlino
possiede parecchi di grande interesse. Anche i fogli
del libro degli schizzi del Verrocchio, dispersi nel Lou-
vre, presso il duca dAumale, negli Uffizi, a Berlino,
a Lille, ecc., offrivano qualche utile indizio. Più dif-
ficile invece era il compito di trovare le traccie dell'at-
tività del maestro nella pittura. L'unico punto auten-
tico d' appoggio non ce l'offre che 1' immagine di
Giovanni Battista nell'Accademia fiorentina. Eppure,
appunto il suo studio di pittore ha esercitato la mag-
gior forza d'attrazione sugli artisti contemporanei.Degli
umbri, come Pietro Perugino e Fiorenzo di Lorenzo, hanno
trovato colà il principale incitamento; dei fiorentini,
come Domenico Ghirlandaio, stanno sotto la sua ma-
nifesta influenza; Lorenzo di Credi e Leonardo gli sono
pure appartenuti per lunghi anni. Ma siccome per l'in-
tima relazione delle due arti sorelle all' epoca della
Rinascenza, spesso anzi riunite nella stessa persona,
una ricerca veramente produttiva presuppone grande
conoscenza di ambedue i campi, l'attività di Verroc-
chio come pittore non può essere studiata che mercè
un' intima conoscenza delle sue creazioni plastiche. La
mancanza appunto di questo presupposto è stata quella
che fece passare sotto altro nome le opere delia sua
mano, o del suo studio. Appena Crowe e Cavalcasene
hanno cercato di mettere in relazione col Verrocchio
un certo gruppo di quadri ; ma già il Lermolieff ripose
a questo posto Piero Pollajuolo. Il Bode ripiglia il
pensiero degli autori della « Pittura italiana, » ma
alle loro ragioni aggiunge un apparato stilistico di
gran lunga più ricco, che toglie per la maggior parte
dai lavori plastici del Verrocchio. Con una dimostra-
zione minutissima cerca di far apparire probabile che
due immagini di Madonne, una del Museo di Berlino,
l'altra dell'Istituto Staedel di Francoforte, e finalmente
la bolla pala dei tre arcangeli col giovane Tobia e
una più piccola riproduzione del gruppo di mezzo di
 
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