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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. II
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Ricci, Corrado: Lorenzo da Viterbo, [1]
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Fasc. III
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Venturi, Adolfo: Gian Cristoforo Romano, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0111

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CORRADO IUCCI

berretto d'un terzo RATA. Finalmente sotto La predella con Lo stemma dei Mazzatosta,
in un quadrello più grande è un ornato di foglie e una fascia con sopra scritto Angilus
NI DA RE....... VANI K

Intorno a questi pavimenti di maiolica non v'hanno ancora memorie accurate che ne
ricerchino e spieghino i simboli e lo imprese amorose e cavalleresche. Non si può credere
che siano leggende o ligure, perchè in questo caso non si spiegherebbero tante corrispondenze
e somiglianze fra lavori fatti a grandi distanze come a Faenza e a Parma, a Bologna e a
Viterbo.

Passiamo alle pitture ed al nostro Lorenzo. Tutto il lavoro d'affresco della cappella
Mazzatosta è indubbiamente di sua mano. Le disuguaglianze che vi si riscontrano non sono
tali da ingenerar dubbio, perchè, se anche lo sposalizio della Madonna è di gran lunga più
notevole delle altre composizioni, resta sempre che pel pittore fu la parte di maggior impegno
e forse eseguita per ultima, quand'egli aveva già acquistata maggior facilità e franchezza nel
trattare colori e pennelli.

In ciascuno de' quattro scompartimenti della volta a crociera, segnata dai costoloni seguiti
da fregi e ornati con vaghe testine incorniciate, Lorenzo espresse su fondo di cielo stellato
tre santi con sopra un profeta e il simbolo d'un evangelista nell'angolo.

Nello scompartimento che riesce sopra l'altare, dei tre santi inferiori solo quello a destra
è definito per lettere ai lati del capo : VENERABILIS REDA. Il santo superiore reca in mano
una fascia con la leggenda EZECHIEL PROPHETA e nell'angolo è l'aquila simbolo dell'evan-
gelista S. Giovanni. Di questa sola parte delle volte è dato offrire l'illustrazione, tratta da
una fotografia di Leone Primi di Viterbo, perchè, oltre al matrimonio della Vergine ripro-
dotto da' fratelli Alinari di Firenze e dallo stesso Primi, nessuno degli altri magnifici affreschi
ebbe, ch'io sappia, la forza di vincere l'avara riluttanza de' fotografi.

Però questa tavola basta a dimostrare la natura e il carattere del lavoro di tutta la
volta. Non debbo e posso intanto avanzare in questa descrizione senza stabilire brevemente
alcune date rispetto alle pitture e al loro autore.

L'anno in cui le pitture furono terminate è segnato nella parete a sinistra, ed è il 1469.
Quanti anni aveva allora Lorenzo ? Un epigramma a lato della data riferita, dice :

Hactenus haud lustris opus istud quinque peractis
Condidit. Oh quanti est pictor utrinque vide.

Non è mancato chi erroneamente ha interpretato esser quel lavoro di pittura costato
venticinque anni di fatiche all'artista 2. Di fatto però l'epigramma latino non altro significa che
il pittore non compiuti fino a questo punto i cinque lustri compose questo lavoro. Emerge
quindi chiara la data della sua nascita nell'anno 1444.

L'altro epigramma

Si tam perspicuo spondissent digna labori
Munera numquid in hac duxeris arte parem ?

sembra significare : « Se (a lui) fosse stata la sorte tanto favorevole quanto meritava così
insigne lavoro, vi sarebbe forse alcun altro pari in quest'arte ?

Impiegò egli molto tempo a decorare la cappella della Verità? Considerata L'ampiezza
della cappella e l'importanza dei lavori e la giovinezza dell'artefice, non è lecito ritenere che
quegli affreschi fossero compiuti in brevissimo tempo. Se Lorenzo non vi lavorò venticinque
anni, come per falsa lettura dissero alcuni, vi dovette ben lavorare fra i tre e i quattro anni,

1 La riproduzione di questo pavimento si darà nel prossimo fascicolo.

2 Direzione per osservare i monumenti più cospicui della città di Viterbo e notizie relative di S. C. Vi-
terbo, 1824. In-8°, p. 47.
 
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