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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. III
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0173

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MISCELLÀNEA

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colari l'ambiente nel quale ha vissuto ed agito. Fra
questi documenti, che diremo accessori], rivestono ca-
rattere di speciale importanza quelli relativi a Fi-
lippo Rubens, a motivo della stretta intimità e della
comunanza di idee nelle quali visse col fratello Pietro
Paolo.

Nella introduzione premessa a questo primo volume
il Ruelens non fornisce che un cenno fuggevole in-
torno al risultato generale delle indagini istituite
dalla Commissione Rubens. Rimandando per più ampi
particolari all'ultimo volume, egli si tiene a far sa-
pere che pur troppo nulla finora è a noi pervenuto
dell'archivio domestico, il quale deve pertanto essere
stato tanto voluminoso, di un uomo che come il Ru-
bens si trovò in mezzo a così svariati ed importanti
affari, di un archìvio che egli stesso dovette conser-
vare con tanta cura e con tanto ordine. Neppur una
delle lettere da lui scritte alla madre, al fratello, alle
sue due mogli, ai suoi figli, nessuna delle innumere-
voli lettere che egli deve aver ricevute, è rimasta ; e
non è nemmeno ben certo che, come si pretende,
tutti questi preziosi documenti sieno insieme periti
nell'incendio del palazzo del conte di Bergheyck av-
venuto a Bruxelles nel 1704. Cosicché i documenti
dei quali si compone la presente pubblicazione sono
ridotti alle seguenti categorie: 1° lettere scritte dal
Rubens ad un ristretto numero di persone e che po-
terono essere trovate presso i discendenti di queste ;
2° lettere a lui indirizzate, e delle quali per caso fu-
rono conservate o copie o minute, o die dagli esten-
sori medesimi vennero date alla luce; 3° missive di-
plomatiche depositate negli archivi di Stato ; 4° let-
tere diverse che si connettono alla storia della vita
e delle opere dell' insigne artista e che furono attinte
a fonti svariatissime.

Di tutti questi documenti nessuno è anteriore al-
l'anno 1G00, ed il primo volume si inaugura appunto

con una lettera di Baldassare Moreto a Filippo Ru-
bens del 3 novembre 1000; e comprendendo esso,
come abbiamo avvertito, il tempo del soggiorno di
Pietro Paolo in Italia, che durò otto anni e mezzo,
si chiude con una lettera di lui ad Annibale Chieppio,
segretario del Duca di Mantova, data da Roma sotto
il dì 28 ottobre 1608. Sono in tutto ben centosedici
documenti, tra i quali diecinove lettere di Pietro
Paolo Rubens: degli originali di esse ben diciasette
si trovano nell'Archivio storico Gonzaga di Mantova,
un diciottesimo ne venne senza dubbio rubato e, dopo
essere passato per diverse mani, è andato a finire
nell'archivio della città di Anversa; il decimonono
finalmente si trova nell'Archivio di Stato di Firenze.
Il cospicuo volume che li comprende è corredato di
sei fac-simili, i quali riproducono quattro lettere del
Rubens, una d Filippo suo fratello, ed una di Vin-
cenzo Gonzaga al figlio suo.

Questo importante complesso di documenti non
illustra tuttavia compiutamente il soggiorno di Pietro
Paolo Rubens in Italia : l'editore stesso ci avverte
di aver di deliberata intenzione lasciato da parte
un documento relativo alla residenza del pittore a
Venezia, una notizia su Mantova e sui personaggi
più noti che vi dimoravano al tempo del Rubens,
una consimile notizia intorno alle sue relazioni a
Roma, ai suoi legami collo Scioppio ed altri ancora,
dei quali converrà attendere la pubblicazione, perchè
questo importantissimo periodo della vita di Pietro
Paolo Rubens possa essere illustrato con tutta quella
copia di particolari che le odierne esigenze della cri-
tica storica impongono.

Il primo volume è intanto una splendida e sicura
promessa che il Ruelens saprà degnamente condurre
al debito fine l'altissimo compito.

Antonio Fa varo

MISCELLANEA

La chiesa di San Francesco a Pisa. —

Nello scorso novembre mi trovavo in Pisa per alcuni
studi di confronto sulle opere dei pittori toscani del
xin e xiv secolo. La chiesa di San Francesco ed il suo
chiostro figuravano naturalmente nel mio taccuino fra
gli edifici più importanti per opero di Taddeo Gaddi,
di Niccolò di Pietro Germi, di Taddeo di Bartolo. Ca-
pito al San Francesco ed è chiuso; interrogo e sento

che è in consegna dell'autorità militare e che quindi
ò cpiesta che ne tiene le chiavi. Al giorno successivo
vado in cerca dei quartieri militari e, da una caserma
all'altra, mi mandano a quella dell'artiglieria a Porta
a mare, ove parlamento successivamente con p.irecchi
ufficiali; finalmente un capitano molto cortese si lascia
persuadere e mi promette di chiedere a! colonnello
un'autorizzazione por una visita alla chiesa. Torno verso
 
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