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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. IV
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Baldoria, Natale: Un avorio del Museo Vaticano, [1]: studio iconografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0210

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120

UN AVORIO DEL MUSEO VATICANO

sembra importasse di figurar molte storie e non di perdere lo spazio negli accessori. Che il lavoro
sia molto finito, non si può dire, e neppur si può dire che in generale le teste abbiano grande
varietà ed espressione. Ma la minor finitezza è in parte scusata dal fatto che l'artista si trovò
costretto a lavorare su figure troppo piccole, dove male poteva adattarsi quel fare largo e quella
composizione piena di movimento; due proprietà le quali, come vedremo, quest'avorio ha affatto
comuni con altri consimili. Esaminato ne' suoi caratteri generali, esso ci presenta molta semplicità
di composizioni, giustezza di forme, eleganza di mosse, spinta però il più delle volte fino ad una
esagerata ricercatezza e leziosaggine, mirabile varietà e naturalezza nello sviluppo dei panneggia-
menti, e un sentimento assai vivace nell'interpretazione dei fatti evangelici; ma è manchevole
l'espressione dei volli, e ne' tipi, che, presi ciascuno separatamente, hanno caratteri spiccali ed
originali, è pochissima la differenza quando si confrontino insieme. Tanto per queste ragioni,
quanto per lo speciale svolgimento di ciascuna composizione, si può con sicurezza affermare che
questo avorio appartiene all'arte francese della prima metà del secolo xiv.

Già nel secolo xm, tanto in Francia, in Germania ed in Inghilterra, quanto anche, ma ancora
con minore sviluppo, in Italia, la scultura in avorio era assai fiorente, seguendo anch'essa tulle
lo fasi e i progressi per cui la grand'arte, avvivata da un forte sentimento e spinta innanzi dalla
foga febbrile con cui dovunque sorgevano dei grandiosi monumenti, rapidamente passava. Se non
che in Italia il rinascimento dell'arte, tanto nella Puglia che nella Toscana ed in ali ri luoghi, si
andava svolgendo non soltanto colla ricerca del vero, ma eziandio con quella delle forme più
nobili e maestose direttamente ritratte dai monumenti antichi noti in que' tempi; in Erancia in-
vece e nelle altre regioni, solo coli'imitazione della natura si giungeva a dar vita sia alle forme
stereotipale dei vecchi soggetti religiosi, sia a nuovi soggetti derivanti e dalle storie e leggende
[troiane, e dalle idee e dai costumi del tempo. Ma mentre in Francia pei soggetti religiosi (giacche
soltanto di questi noi dobbiamo occuparci), ravvivali collo studio del vero gli antichi motivi e
trovatine pure di nuovi, avvenne come per certi atteggiamenti del pensiero nella lirica trobado-
rica e nell'epica romanzesca, che di quelli si sia poi stati paghi e non si sia badato più se non
che a lenocinii di forma, o ad una impronta più rude di realismo, sicché la scultura monumentale,
dopo aver toccato nel secolo xm le maggiori altezze, andò nel secolo xiv perdendo sempre più,
se non di realtà, certo di nobiltà e di purezza; in Italia invece quest'arte, sia perchè costituita
di più complessi elementi, sia anche per un certo impulso datole poi dalla pittura, che in Gioì lo
e nei senesi avea trovato i grandi geni innovatori, continuò sempre india sua via di progresso.

Non si può dir tuttavia che anche nel secolo xiv non siano stati eseguiti in Erancia dei bei
lavori in avorio, giacche, prima di tutto, la scultura di piccole proporzioni poteva più che la
statuaria monumentale adattarsi alle nuove tendenze, ed in secondo luogo si deve affermare che
specialmente nello svolgimento de'soggetti religiosi essa conservò grande semplicità e chiarezza;
cosa che ci apparirà evidentissima anche dallo studio del nostro avorio e dai confronti a cui ci
richiamerà continuamente l'esame delle singole rappresentazioni ch'esso contiene.

Delle quali s'apre la serie coll'Annunciazione di Maria.

E questo un soggetto che, sebbene consti di due sole ligure, fu tuttavia interpretato assai di-
versamente dall'arte medievale. Non solo gli Evangeli sino!liei, ma anche gii apocrifi e gii scritti
de' Padri poterono ispirare gii artisti nella trattazione di esso, e l'arie aulica, donde la cristiana
prese le mosse, potè sempre dare a quelle due ligure, oltre la forma, che attraverso al medio
evo andò imbarbarendosi e modificandosi, anche tutti quegli atteggiamenti e quelle espressioni
che più s'adattavano ai singoli momenti in cui l'azione si svolge.

L'Angelo, che nella pittura del cimitero di Priscilla, eseguita nel li secolo ed ora irricono-
scibile, 1 è di prospetto, senz'ali, per nulla somigliante ad un genio o ad una Vittoria alala, come
si figurò più tardi, si pose quindi (fuorché nel mosaico di Santa Maria Maggiore, in cui appare,
secondo me, molto evidente l'analogia ch'esso ha con quello del cimitero ricordalo) quasi sempre
di fianco, in piedi, e, alato o senz'ali, sia che nella sinistra tenga il bastone viatorio, ovvero una

1 Cfr. Garrucci: Storia dell'arte cristiana, voi. II, tav. LXXV.
 
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