Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Your session has expired. A new one has started.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 1.1888

DOI issue:
Fasc. IV
DOI article:
Recensioni e cenni bibliografici
DOI Page / Citation link: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0228

DWork-Logo
Overview
loading ...
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
138

RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

queste ultime però sembrami di vedere dei lavori del
secolo xv, e non del xiv come vorrebbero gli autori,
perchè mi paro di trovarvi già le traccie dell'influenza
di Ottaviano Nelli. Migliori informazioni abbiamo sul
primo maestro della vicina Fabriano, Allegretto Nuzi,
grazie a lavori firmati da lui e conservati nel Vaticano,
a Macerata, a Fabriano ed a Berlino. Anch'egli sta in
relazione diretta con la scuola sienesc, e lavorò con
tutta probabilità fra il 40 e F80 Gli autori hanno ra-
gione di ritenere come opere sue, oltre i lavori firmati,
anche la pala dell'altare nel duomo di Fabriano, le tre
pitture della Badia di Cancello (ora parimenti nel duomo
di Fabriano) e l'interessante affresco in Santa Lucia.
Sulla Madonna della collezione Fornari lessi la firma:
hoc opus pnnxit Alegretus (non Aegritus) Nutii de Fa-
briano anno MCCCLXXV (oppure XXI, ma non XXII),
e sul dipinto di Berlino : Alegrietus (non Alegrictus)
de Fabriano me pìnxit.

Accanto a Gubbio ed a Fabriano, Perugia è di po-
chissima importanza nella storia della pittura del se-
colo xiv. Dai pochi affreschi conservati nello chiese, e
registrati coscienziosamente da C. e C, non possiamo
farci un concetto favorevole dell'attività artistica di
quella città, in cui pur tuttavia nel secolo precedente
avevano lavorato alcuni valenti maestri. Degni di men-
zione sono soltanto i dipinti del sienese Meo di Guido
Graziano, conservati nella Pinacoteca, che nello stile
ricordano il Segna, e ai quali si potrebbe forse aggiun-
gere una Madonna con San Giovanni Battista e San
Giovanni Evangelista nella navata sinistra del Duomo.

Dal 1357 al 1364, un certo Ugolino di Prete Ilario
dipinse in Orvieto la cappella del Santissimo Corporale,
e più tardi, verso il 70, il coro del Duomo. Si osserva
in lui una certa durezza, ma la composizione non è cat-
tiva. Alcune singole figure nel coro, di stile del Pintu-
ricchio, furono aggiunte più tardi. Sarebbe questo pit-
tore il figlio di quel Presbyter llarius de Viterbo fir-
mato come autore di alcuni dipinti sulla leggenda di
San Francesco nella Cappella della Porziuncula in Santa
Maria degli Angeli presso Assisi? Non è impossibile,
sebbene ne faccia dubitare la data, 1393. Quanto alle
altre pitture di città minori dell' Umbria, nominate da
C. e C, meritano di essere notati come i più interes-
santi gli affreschi rappresentanti il Paradiso, l'Inferno
e il Giudizio finale, a Terni. In ogni caso non credo vi
si debbano vedere lavori del Trecento, ma del Quattro-
cento, e propriamente nello stile delle pitture attribuite
a Bartolomeo di Stefano in Foligno. Però è difficile
a dirsi come si possa accordare con ciò l'iscrizione, la
quale porta una data che accenna al secolo xiv. Forse
essa si riferisce a pitture anteriori, che, a quanto pare,
furono coperte da quelle ora conservate.

Dei pittori delle Marche i principali erano già stati
nominati nel II volume della Storia della pittura. Qui
troviamo in aggiunta il maestro Bitino di Faenza, di
cui ò conservato un dipinto in San Giuliano a Rimini,
e Johannes Barontii da Rimini. Ogni dubbio che la

pala d'altare di quest'ultimo nella Galloria d'Urbino sia
quella nominata dal Tonini come proveniente da Mace-
rata, scompare innanzi all'iscrizione, che C. e C. non
riuscirono a decifrare per intero, e che è quasi identica
a quella riportata dal Tonini: anno dni mille CCCCXL

quinto tempore dni Clemtis..... oc opus fecit Joannes

Barantius de Arimino.

Il secondo capitolo è dedicato alla pittura in Bologna.
Chi conosca l'enorme edificio innalzato dal Malvasia
alla, sua città natale nella sua Felsina pittrice, non
potrà che apprezzare e lodare la sana attività dei due
scrittori, che con una severa critica abbatterono quel-
l'insieme artificioso, e posero il fondamento ad una
coscienziosa ricerca. Del più antico maestro Franco,
contemporaneo di Giotto, essi conoscono soltanto mi
quadro del 1312 nella Galleria Ercolani. Sarebbe im-
portante sapere dove esso si trovi presentemente, e se,
come io sono propenso a credere, dimostri che l'artista
abbia subito l'influenza di Cimabue, il quale lavorò a
Bologna, come si rileva ancor oggi da una Madonna
nei Servi. Più ampie notizie ci sono fornite su Vitale,
di cui sono conservati duo quadri, l'uno nella Pinaco-
teca di Bologna, l'altro nel Vaticano. I signori C. e C.
lo mettono in relazione con la scuola umbra; a me
pare piuttosto in relazione con la scuola sienese, e pro-
priamente con Pietro Lorenzetti. Oltre ai dipinti citati
a San Giovanni al Monte e a San Salvatore, porta i
caratteri delle sue opere un quadro della quarta cap-
pella a destra in San Martino Maggiore.

Accanto ad Andrea di Bologna, che C. e C. per i
primi fecero conoscere, e i cui dipinti si trovano a
Fermo ed a Pausula, ha un posto importante Lippo
Balmasio, che, nato più tardi, visse fino al 1410. Si
trovano suoi quadri autentici, ma per la maggior parto
molto danneggiati, nella Galleria Nazionale a Londra,
nel Collegio degli Spagnuoli, in San Domenico, in San
Petronio ed in San Procolo a Bologna. Simone detto
dei Crocifìssi ha subito evidentemente l'influenza di
Giotto. Due sono i soggetti cheegli preferisce dipin-
gere: Crocifissi (in San Giacomo Maggiore nel 1370, in
Santo Stefano, nella Pinacoteca), e l'Incoronazione di
Maria (due quadri nella Pinacoteca). Inoltre sono da
annoverarsi alcune Madonne, allo quali io aggiungerei
anche quella portante la sua firma nella Galleria Ma-
laspina a Pavia. Egli si firma quasi sempre Symon, e
non Simon, come spesso erroneamente si legge. Del
pittore Cristoforo, di cui esiste nell'Ateneo di Ferrara
una Pietà, firmata, non sappiamo so fosse di Ferrara
o di Bologna. Due altri quadri che si trovano insieme
col primo, non credo sieno da ritenersi di sua mano,
cosicché per giudicare di lui non ci resta che quell'u-
nico dipinto, giacché due altri, di cui in tempi an-
teriori si fa menzione, sono andati perduti. Per i tipi
deboli e non abbastanza espressi, è da porsi insieme
con Simone Jacopo degli Avanzi. Abbiamo una Croci-
fissione di Cristo con la sua firma nella Galleria Colonna
a Roma; ed a ragione gli si attribuiscono due altro
 
Annotationen