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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. V
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Venturi, Adolfo: Gian Cristoforo Romano, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0245

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ADOLFO VENTURI

151

Dopo tali lettere di Isabella allo scultore, e di un'altra delli 12 ottobre 1506, in cui Isabella
lo invitava a farle una testa de marmo de la effìgie nostra, in proporzioni ridotte, ma simile a
quella da lui eseguita per l'oratore Alessandro de Baexe, 1 non si ha più notizie di Gian Cristoforo
che nell'anno 1507 successivo, in cui s'incontra alla corte di Napoli, intento a fare un'altra me-
daglia, quella d'Isabella d'Aragona, duchessa di Milano. Tanto ci è noto da una lettera di Giacomo
d'Atri, ambasciatore mantovano a Napoli, la quale diede il modo di stabilire per opera di Gian
Cristoforo Romano le tre medaglie di autore anonimo rappresentanti Isabella d'Este, Giulio II e
Isabella d'Aragona. Mentre l'oratore scriveva il suo dispaccio, la medaglia della Aragonese non
era ancora finita; ma lo scultore aveva già mostrato alla Corte napoletana la prova da lui tratta
e questa da tutti era stata giudicata assai bella. Gian Cristoforo aveva mostrata ad un tempo la
medaglia d'Isabella d'Este, che fu esaltata come cosa divina dalla Regina di Spagna e dalle figlie
del Gran Capitano. 2 La medaglia d'Isabella d'Aragona mostra nel diritto l'effìgie della Duchessa,

Id., id.

Jo. Christophoro sculptori

Jo. Christophoro. Havemo recevuto una lettera da l'Unico Aretino de la continentia che per lo incluso
esemplo vedereti et per non guastare la inventione de la Sra Duchessa de Urbino, qual sapemo vi dete tal la-
tino in boccha, conio etiam lui ni dubita, gli havemo facta tal risposta qual vedereti. Bisogna mo' che vui mo-
strati che ne siamo turbate che non gli habbiati data la medaglia et che ve justificati a qualche modo, et per
dar vero colore a questa fictione ne stampireti una, quando non ne habiati, et gli la dareti cum le necessarie
circumstantie et scuse, che ne fareti cosa gratlna. Et apresso ne avisareti il successo et il termine in che ve ri-
trovati, ma adverteti che l'Aretino non intendi questa nostra arte perchè may più si fidara di noi. Salutati li
amici et bene valete.

Sachetis III augusti 1506.

Id., id.

Jo. Christophoro sculptori

Jo. Cristophoro Siamo state in gran admiratione doppo che vui partessi da Mantua che non havimo re-
sposta da l'Unico Aretino de la medaglia de la testa nostra che vi ordinassimo gli dovessi donare da parte no-
stra, visitandolo a Fossimbruno nel transito vostro. Ma hora havendo inteso per lettere sue che ben gli la mo-
strasti et promettesti mand irgela da Roma, tolto che ne havesti exemplo secundo l'ordine havesti da noi ma che
mai gli Faveti data nè mandata, havemone preso granmo dispiacere per dui respecti: l'uno che habiati facto cossi
poco conto del comandamento nostro; l'altro che habiati dato causa a l'Aretino de pensare che noi lo volessimo
delegiare, cosa che suinamente ne rincresceria, perchè non solum lo amamo ma lo reverimo per le singulari virtù
sue. Vi seti portato molto tristamente et meritaresti altra punitione che di parole. Fati che subito lo Aretino
habbi el retrato nostro; che se vui non vi curati de la fama vostra, noi ben ci curamo de la fede nostra, et cum
esso tenete tal modo che '1 conosca questo errore essere da vui et non da nui.

Credemo che havereti inteso che habiamo avuto il vaso de agata del q. Vivianello et la sumersione di Fa-
rahone. Haveremo etiam la Faustina del Mantigna et cossi a poco a poco andarimo facendo un stadio. Stati
anchor vui attento se vi capitarà qualche medaglie di bronzo belle et antique et qualche altra cosa excellente et
datine aviso dil precio et qualità loro, ma poterete ben tuor vui le medaglie se saranno buone senza expectare
altra risposta, che ve rimetteremo li denari del costo, pur che siano perfectme. Bene valete.
Sachetis v augusti 1506.

Post scr. Havemo facta questa lettera aciò che possiati monstrarla a l'Aretino, ma per quanto haveti chara
la gratia nostra non gli lassati andare ad orechie l'arte et fictione nostra, quale usamo per conservare la Du-
chessa et nui cum lui, che vui sapereti ben salvarvi.

1 Id., id,

Jo. Christ0 Romano

Zo. Christ0. Desyderando la segra Marchesa di Cotrono de bavere una testa de marmo de la effigie nostra
haveremo charo che ne vogliati fare una de la mità de la grandeza o circa che fu quella de Alex10 da. Baese et
darla da parte nostra alla dieta Marchesa che nuy vi rimetteremo li dinari che ne scrivereti apreciarla.

Bene valete. Mant. XII oct. 1506.

2 La lettera di Giacomo d'Atri fu pubblicata per estratto dal Bertolotti, ma stimiamo utile di darne qui una
lezione più completa.

.... Joan Christopharo Romano vostro servitore di cuore è qui et me ha facto degno de una medaglia de
V. E. che è mille volte bella come voi medesima. Me dice haverla mostrata, come cosa divina ad tutte queste
 
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