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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. V
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Gnoli, Domenico: Il Banco d'Agostino Chigi
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0266

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IL BANCO D'AGOSTINO CHIGI

L eh. prof. Gr. Cugnoni, nelle sue Note al Commentario di Ales-
sandro VII sulla vita di Agostino Chigi1 pubblicava in lito-
grafia, traendola dalla biblioteca Chigiana, la Pianta del pian
terreno della Gasa in Banchi, dove Agostino aveva il suo banco.
La casa, al tempo d'Alessandro VII era posseduta prò indiviso
dai SS.ri Valerio Santa Croce et Celso et Conti Luigi fratelli
di Massaini. Debbo alla cortesia del principe Chigi e del pro-
fessor Cugnoni il poter qui presentare la riproduzione fotografica
del manoscritto, che è segnato P. VII. 9. (v. pag. 173).

Lo spazio indicato colla lettera D era detto il Cortile dei
Chigi: davanti, sulla via di Banchi, erano cinque botteghe (C);
dentro il cortile, veniva primo il tinello (G), poi il Banco (E) \ era
questo uno stanzone con volta a lunette, indicate con puntini nella pianta, e sostenuta per lungo
da tre pilastri, a cui corrispondevano a' due lati opposti due contropilastri: era lungo palmi 50
e largo 34. Seguivano poi due piccole stanze pure con volta a lunette (F), dove si teneva la li-
breria, cioè l'archivio e i libri del Banco: da ultimo le rimesse per le carrozze.

Il nome di Agostino Chigi è talmente legato alla storia dell'arte nel suo periodo più splendido,
che nulla può esserci indifferente di quello che lo riguarda, e non è senza curiosità il ricercare
il luogo di quel Banco dove si accumulavano le favolose ricchezze, e dove Raffaello, il Sodoma,
il Peruzzi, Giulio Romano e altri artisti entravano a riscuotere il prezzo delle opere loro. Ma,
nè Carlo Fea, che fu bibliotecario della Chigiana e scrisse di Raffaello e conobbe quella pianta,
uè l'odierno bibliotecario, il Cugnoni,'che l'ha pubblicata, nè altri, ch'io sappia, si è dato pensiero
di ricercare se mai qualcosa restasse del banco famoso; o forse l'aspetto in tutto moderno delle
due case che prospettano la via de' Bandii nel luogo dov'era la casa de' Chigi, ha fatto lor cre-
dere che fosse inutile ogni ricerca. Ma qui è proprio il caso di dire che l'abito non fa il monaco;
poiché ne' tempi andati, nel far nuove fabbriche non si soleva distruggere il vecchio di sana
pianta, come si fa oggi, ma quel che si poteva, si conservava e gli si fabbricava addosso: cosicché
il fabbricato romano del Quattro e del Cinquecento rimane ancora in gran parte, ne' pianterreni
e ne' primi piani, mascherato e racchiuso dentro fabbriche di secoli posteriori.

Sulla via de' Banchi, incontro all'angolo del palazzo Senni, già Cicciaporci, è un portone,
che oggi è via pubblica, il quale mena ad un largo che congiunge la via de' Banchi con via
Paola. Questo spazio, che si chiama oggi Arco de' Banchi, è quello che si chiamava un tempo
Cortile de' Chigi. Nella pianta quasi nulla è cambiato; senonchè non c'è più la scala esterna se-
gnata colla lettera L e la nuova scala è stata costruita nello spazio G: il lato poi del cortile incontro

1 Archivio della Società Romana di Storia Patria, voi. II, fase. IV, p. 488.
 
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