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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. V
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Gianuizzi, Pietro: Benedetto da Maiano: scultore in Loreto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0274

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180 BENEDETTO DA MAIANO

intagliata delle porte delle quattro sagristie sui quali stanno le lunette degli Evangelisti, ma
neppure nell'interno di alcuna delle medesime sagrestie. Di Sisto IV con cappello cardinalizio
veruna ne comparisce nella Basilica Loretana, mentre parecchie ve se ne trovano, e fuori e dentro,
colla tiara papale; e fra queste una, in alto, sopra l'antica lunetta di S. Luca, ed un'altra sopra
la moderna del S. Marco. Neanche però queste due sono già da riferirsi alla sistemazione od al-
l'abbellimento delle sagrestie ; ma bensì alla fabbrica generale del tempio proseguita nel suo pon-
tificato sopra i muri eretti durante quello di Paolo II che giungevano fin circa all'altezza del
cordone che ne ricorre intorno lo zoccolo esteriore. L'osservare le porte e gl'interni delle quattro
antiche sagrestie non decorate di altre armi che di quelle del cardinal Girolamo, deve render
certo chiunque che, tutto quanto ivi esiste (e quindi anche il Lavamani e gli Evangelisti di cui
fin qui si è discorso) tutto fu fatto per cura del medesimo cardinale e dopo la morte di Sisto
avvenuta il 13 agosto 1484, cioè quando Benedetto era in sui quarantadue anni. Comprendo che
con questa conclusione apertamente si verrebbe a contradire non solo al passo del Vasari che
ho riportato qui sopra, ma eziandio all'altro che, per nulla tacere, ora amo di riprodurre. Nar-
rando Giorgio dei soggetti che nella sagrestia della custodia dipinse a fresco Luca Signorelli,
scrisse che Luca di quest'opera fu da 'papa Sisto liberalmente remunerato. 1 A chi volesse in
ciò aggiustar fede al buon biografo mi basterebbe di chiedere: se Luca avesse dipinto in quella
sagrestia per commissione di Sisto IV od anche, lui vivente, per commissione di Girolamo, e tut-
tavia fosse stato da Sisto veramente retribuito ed onorato con uno splendido donativo, quanto
sarebbe verosimile il pensare che quel grande artista si di leggieri avrebbe trascurato di pen-
nelleggiarvi almeno uno stemma di quel Pontefice con cui ricordare la propria riconoscenza e la
propria gloria?

Ma, dato il caso che ad alcuno non piaccia d'acquietarsi a credere quel che a me sembra
incontrastabile, cioè : che il lavamani di marmo della sagrestia della Custodia e le lunette in terra
cotta vetrinata del S. Matteo e del S. Luca poste sopra le porte delle sagrestie di nord-ovest e di
nord-est della Basilica Loretana sieno posteriori alla morte di Sisto IV ; nessuno spero vorrà ac-
accettare che possano avere avuto luogo prima che Girolamo della Rovere addivenisse cardinale,

0 meglio, prima che fosse corso qualche mese dalla sua assunzione al cardinalato.

Il Bode ha mostrato credere d'avere scoperta la data delle opere di scultura fatte da Bene-
detto in Loreto, dicendo che, esse coincidono con quelle dipinte di Melozzo come provano le
armi della Rovere nella sagristia da lui adornata. Ebbene, qual'è questa data in cui coincidono

1 lavori scultorii di Benedetto coi pittorici di Melozzo in Loreto? Quali e quante sono le armi
della Rovere che provano una tale coincidenza? Degli affreschi di Melozzo, come delle sculture
di Benedetto in Loreto, nessuno ha mai conosciuta la data: e però il volerla desumere da quelli
per attribuirla a queste, sarebbe lo stesso che coli'ignoto volere illustrare l'ignoto. Le armi della
Rovere entro la sagrestia di nord-est che è la dipinta da Melozzo, si riducono ad una sola scol-
pita, colorata e dorata nel mezzo della volta. Essa ò l'arme del cardinal Girolamo Basso della
Rovere, al tutto eguale, anche nella coloritura e nella doratura, a quella della volta della sa-
grestia di sud-est, o della Custodia, ed a quella che è senza doratura e colori, nella volta dell'altra
di nord-est, non che a tutte le altre qui sopra ricordate ed alle tante altre che del medesimo
cardinale veggonsi situate entro e fuori della Basilica, state, per brevità, ommesse di numerare.
Se il Bode avesse detto potersi provare da quell'arme, non già in una medesima data, ma in una
stessa epoca, la coincidenza delle opere di pittura e scoltura che nella Basilica Loretana lasciarono
que' due grandi maestri Romagnolo e Toscano, avrebbe asserito cosa certamente verissima.

L'epoca però del cardinal Girolamo della Rovere comprende non meno di ventinove anni
otto mesi e giorni ventuno, quanti appunto ne corsero dal 10 dicembre 1477 in cui fu assunto al
cardinalato, al 1° settembre 1507 in cui nel castello di Fabbrine cessò di vivere. A chi voglia
cercare in questa lunga epoca il più approssimativamente una data, è d'uopo il più possibilmente
restringerla. Per Melozzo ebbe termine nel 1494, e probabilmente prima del novembre, agli otto

1 Vasari: Opero, etliz. cit, toni. Ili, pag. 691.
 
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