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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. VI
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Venturi, Adolfo: Ercole Grandi
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0292

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ERCOLE GRANDI

poiché nel 1489 era già provvigionato degli Estensi. 1 Dopo quest'anno, più non si ritrova in corte
d'Ercole I d'Este che nel 1495, quando però, nelle molte indicazioni intorno ad Ercole pittore che
si hanno tra l'ima e l'altra data, fosse designato Ercole Grandi e non Ercole Roberti. È suppo-
nibile però che una distinzione sarebbe stata fatta dai l'attori generali e dai tesorieri della Corte,
quando l'uno e l'altro pittore dello stesso nome fossero stati entrambi ad un tempo al salario degli
Estensi, e del resto si hanno prove frequenti che con Ercole pittore veniva indicato il Roberti.

Nel 1495 fornì i disegni della facciata e delle navate interne della basilica di Santa Maria in
Vado a Ferrara, come pure delle opere di marmo, da farsi in quella chiesa, all'antiga. Biagio
Rossetti e Bartolomeo Tristano furono gli assuntori del lavoro per la parte architettonica e An-
tonio di Gregorio per quella di tagliapietra; 2 ma la chiesa, rifatta poscia in molte parti, non
lascia molto stimare, per invenzione e novità di forme, il talento architettonico del suo disegnatore.

Circa nel tempo in cui si dava mano alla costruzione di Santa Maria in Vado, il pittore-
architetto disegnò il monumento che nella piazza nuova di Ferrara, oggi chiamata Ariostea, non
lungi dalla Certosa, doveva erigersi in onore di Ercole I; e consisteva in colonne, sormontate
dalla statua equestre in bronzo. Ma sventura incolse al progetto: una colonna trasportata con
una nave a Ferrara cadde nel fiume, quando se ne fece lo scarico; poi le politiche contingenze
di Ferrara fecero tralasciare l'opera intrapresa, quantunque nel 1503 il tagliapietra Antonio di
Gregorio avesse già compiuta la parte sua, cioè scalinate, basamenti, colonne, cornici, fregi. 3 II
talento architettonico di Ercole Grandi dovette essere singolare, se da lui accettava i disegni
Biagio Rossetti, l'architetto del Duca, il direttore di tutto il rinnovamento edilizio ferrarese, e se
a lui si ricorreva per il disegno del monumento di Ercole I, al quale grande importanza dovevasi
annettere e dall'ambizione del principe e dalla devozione de' cortigiani. Purtroppo non esiste
un'opera architettonica, che ci serva di sicura base per lo studio del pittore architetto. Noi sup-
poniamo però che sia opera di lui il disegno della famosa porta dei Leoni, attribuita dal Lanzi
senza fondamento di sorta a Baldassare Peruzzi. La porta del palazzo fondato da Francesco Ca-
stelli, ora in proprietà dei conti Prosperi, è d'ordine composito, con colonne scanalate, con gra-
dinata e un poggiuolo, formato da balaustre e pilastrini ornati, posto non già sull'immediata
cornice dell'ordine, ma rilevato dalle parti con dadi di marmo e nel mezzo con una mensola.
Su ogni spigolo della cornice dell'ordine seggono putti alati, con le spalle contro al verone e le
gambe penzoloni all'infuori, motivo di decorazione allegro e fantastico. La gradinata, composta
di sei gradini, è di marmo, con ornati ad incasso di metallo, a mo' di niello, tra cui vedesi lo
stemma dei Castelli, medici ducali, che fabbricaron la casa. Le imposte erano guernite di medaglie
e di mascheroni in bronzo che oggi più non si veggono ; ma nei pilastrini alle spalle della porta
stavano ancora un anno fa incastonati medaglioni di bronzo, rappresentanti due teste laureate
d* Imperatori nelle faccie anteriori, San Giorgio che uccide il drago nella faccia laterale a destra,
le tre Grazie e Mercurio a sinistra. Nei pennacchi dell'arco stanno due tondi, da cui sporgono
due teste di guerrieri. Il fregio sovrapposto all'architrave è ricco di ornamenti finissimi, e nella
cornice superiore della balaustrata del poggiuolo, in corrispondenza co' pilastrini, poggiano due
teste, una delle quali con turbante, una scimmia e alcuni putti in atto di lotta.

Basti osservare attentamente la struttura rettangolare e il carattere delle due teste per ac-
corgerci che noi ci troviamo innanzi a sculture disegnate dal Grandi. E quei putti, e quella
scimmia si rivedono dipinti nella tribuna del soffitto del palazzo Calcagnini, opera di Ercole
Grandi. Così quei medaglioni de' pennacchi, con teste sporgenti a tutto tondo, si ritrovano sulle
vele degli archivolti del soffitto suddetto; così si rivedono dipinti simili putti con gambe penzoloni
sulla trabeazione. La decorazione è essenzialmente ferrarese, anche per quella certa commistione
di metalli e di marmi, e dimostra nell'architetto un vero talento pittorico. Il Peruzzi è più clas-

1 Arch. di Stato in Modena. — Zornale de Ussita, 1489, n. n. n., a c. 28, in un elenco di salariati: « A
ni0 Erchules de Grandj depintoi'e L. zinquanta m. contanti a luj (24 Die). — L. 50. 0. 0.

2 Cittadella, Memori 589; Documenti ed illustrazioni, ecc., p. 340-342.

3 Id., Memorie, ecc., p. 422,
 
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