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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. VI
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Venturi, Adolfo: Ercole Grandi
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0299

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ADOLFO VENTURI

201

il Vasari avvicina il nome di Ercole al Mantegna dapprima, e lo fa creato dal Costa dipoi. E ciò,
nonostante che Giovan Filotteo Achillini nel Viridario, poemetto pubblicato nel 1513, cantasse il
doppio Ercole! 1 Confuse furono perfino le iscrizioni sepolcrali; e il Baruffatili ne riportò due,
come dedicate a uno stesso pittore, probabilmente guastandole in parte, per . metterle in qualche
modo d'accordo. Ma oggi la critica d'arte, mercè nuovi documenti2 e uno studio più approfondito
dell'opera dei due Ercoli, li addita quasi come personificazione di due diverse generazioni arti-
stiche di Ferrara. Quattrocentista il primo, focoso e drammatico; cinquecentista il secondo, deli-
cato e nobile maestro.

Adolfo Venturi

Et noctis tenebras, et veri splendida solis Hinnit equa: sonipes decoptus imagine falsae

Lumina, terrarum quidquid et orbis habet. Carpitur et pietae taurus amore bovis.

Illius in tabulas hominum reserata videres Mugiit in vituli lactentis vacca figuranti,

Ora loqui, labris egrediente sono: Ad volucrem pictam vera volavit avis.

Sudorem facie, lacrymis, suspiria, motus, Si puerum Celebris pinxisset Zeuxidis, illuni

Et tremulos nutus terre senile caput. Viva racemiferam pertimuisset avis.

Quadrupedes, volucres, pisces, mare, flumina, montes, Sì foret herculea facies Agamenonis arte

Omnia quse veris aoquiparanda forent. Pietà, Timanteum non latuisset opus.

Currere per campos armenta. simillima vivis, Linea Protogenis crevisset quarta tabellae

Carpere lanigeras fertile gramen oves. Tempora si nossent Herculis illa manum:

Cursibus et Lepores fruticosa requirere lustra. Concolor effigios Veneris perfecta maneret,

Quom celeres fugiunt lata per arva canes: Solus Apelleum si tetigisset opus.

Per nemus ire lupos, per prata virentia damas; Iuppiter et nostro timuisset ab Hercule pictus

Mobilibus pisces nare videntur aquis. Ora tridentifero nobiliora deo.

Saepe canis pictum latravit vivus in Ursum, Prisca igitur Grandi cedant monumenta figuris

Et timuit pictum saepius Agna Lupum ; Corpore quae picto vivida membra tenent.

E riprodotta quest'elegia anche nel Gualandi. Memorie, 1844, serie V, p. 67.

1 Le parole dell'Achillini furono anche riprodotte dal Malvasia nella Felsinei pittrice e dal Bumaldo nella
sua Minervalia Bonon. civium anamedata, sen Bibliotheca Bononiensis (Bononiae, 1642), a c. 242. « Hercules
unus & alter Pictores ambo Bononienses Cives, & in arte admirandi, cum à duriori antiquitate non parum re-
cesserint, delicatula effigiabant corpora, non agrestia, durave, veluti Iapetho Sata; unde Achillinus in Virid. Il
doppio Hercole, e seguon più gentili; videatur Leand. Alb. in descr. It. p. 135 & an Hercules dictus communiter
de Ferraria fuerit unius ex istis duobus, nec ne, de qua re valde ambigo, &c. »

2 II Barotti (Pitture e sculture ecc. di Ferrara, 1770) già considerò come più di un Ercole dovesse esser
vissuto perchè un sol uomo avrebbe avuto una straordinaria longevità. Cesare Cittadella produsse per primo
un documento riferentesi ad Ercole Roberti (Catalogo ecc. 1782, t. IV, p. 310), ma quello rimase inosservato;
e il Gualandi (Memorie, serie V) segnalò le parole del Barotti, indicandole degne di ricerca e di studio. Napo-
leone Cittadella finalmente trovò documenti da cui apparve che Ercole seniore aveva il cognome di Roberti, ed
era figlio di Antonio; mentre Ercole junior era de' Grandi, e figlio di Giulio Cesare. Però egli non seppe ap-
plicare le sue scoperte, e meglio dell'erudito, le intesero gli storici Crowe e Cavalcasene, Morelli ecc. Come
causa d'errore, rimaneva l'indicazione della data 1512 o circa, come quella della morte di Ercole Roberti; ma
noi riescimmo a trovare la sicura, irrefragabile prova che nel 1496 era morto (V. Der Kunstfreund. Las Todes-
datum Ercole's de' Roberti. Berlin, 1886); e così meglio si può distinguere l'uno dall'altro Ercole.
 
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