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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. VI
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Tikkanen, J. J.: Le rappresentazioni della Genesi in S. Marco a Venezia e loro relazione con la Bibbia Cottoniana, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0316

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218

LE RAPPRESENTAZIONI DELLA GENESI IN S. MARCO A VENEZIA

lo Spirito in forma di colomba librarsi sull'abisso. Compare Iddio, e separa la luce dalle tenebre,
crea il firmamento, gli astri e gli animali. Indi sono espresse la creazione dell'uomo, la benedizione
del settimo giorno; l'uomo che ottiene un'anima e vien condotto da Dio nel paradiso, dove assegna
i nomi agli animali. Seguono la creazione e la presentazione d'Eva, la tentazione, il peccato ori-
ginale e le sue conseguenze, in parecchie scene. Dio maledice il serpente, dà ad Adamo e ad
Eva abiti ed istrumenti, e li caccia dal paradiso. « Ilic incipiunt laborare. »

Come nella cupola principale della chiesa di Santa Solia a Costantinopoli, così anche qui i
peducci sono occupati da due grandi serafini.

Le prime scene della Creazione ci danno motivo ad alcune considerazioni, che ora andremo
esponendo.

In queste rappresentazioni troviamo esempi interessantissimi della schiettezza e della fedeltà del-
l'arte medievale nonché della disinvoltura e del coraggio con cui gli artisti prendevano a ripro-
durre in figure temi impossibili. Per questo rispetto è senza dubbio la più singolare la Separazione
della luce dalle tenebre. Innanzi al Signore benedicente stannò due palle rilucenti, la sinistra
di colore rosso-bruno, la destra di colore azzurro-cupo; il fondo è azzurrognolo, e la sua metà
sinistra è più chiara della destra. Dietro delle palle si libra, con le braccia aperte, un angelo,
la cui bella figura entra essa pure a far parte della divisione generale dei colori. Il suo braccio
sinistro e l'ala sinistra rivolti verso le tenebre sono di colore azzurro, laddove l'ala destra è dorata,
e il braccio destro è di colore incarnato con contorni rosso-bruni.

Questo simbolismo dei colori, secondo il quale il rosso indica la luce, l'azzurro le tenebre, e
che si l'onda sul carattere caldo che ha il colore del raggio solare e del fuoco in opposizione alle tinte
azzurre e fredde del crepuscolo e della notte, è in generale molto comune nell'arte del medio evo.
Almeno nell'arie bizantina il fuoco è sempre dipinto di puro cinabro, e così pure tutte le cose che
bruciano o che risplendono, per esempio, i cavalli ed il carro di Elia che ascende al cielo (già nel
Cosmas vaticano). 1 Ned codice gregor. 543 di Parigi, le vesti di Cristo che discende all'inferno, e
quelle dell'angelo nella Visione di Gregorio sono di color rosso vivo; il cherubino che custodisce
la porta del paradiso è quasi sempre di color rosso-fuoco. Più singolare ancora è il Dio Padre
dipinto interamente in rosso nel codice Hiob della Biblioteca vaticana, n. 1231 (secolo xni).

Oli artisti bizantini dipingono di solito il sole rosso, e la luna bleu (di raro grigia o perfino
verde), anche se li personificano o con teste di medaglie o con busti; vedi, per esempio, le teste
del dio del sole in istile affatto antico nel Cosmas vaticano (Ibi. 90 r°) e nel Salterio di Parigi,
n. 139. 2 Perfino dove il sole appare, secondo l'esempio antico, come Helios sur una quadriga
(come nel Salterio di Londra del 1066, fol. 01 v°), tutto il gruppo è di color cinabro. 3

E perciò una notevole eccezione, che il miniatore della Genesi laurenziana, nella Separazione
della luce dalle tenebre, abbia riempito il fondo semplicemente di bianco e di nero. Anche negli
ottateuchi il punto di partenza è diverso, perchè la luce, probabilmente per imitazione del color
chiaro del cielo, è dipinta in azzurro. 1

Invece s'accordano meglio colle regole dette innanzi gli artisti italiani, che nella seconda metà

1 Lo stesso si incontra anche nell'arte italiana, per esempio, nella parete del pulpito in San Fermo Maggiore
a Verona, che è una pittura del Trecento; egualmente neTa Trasfigurazione di san Francesco in San Francesco
d'Assisi (lavoro giovanile di Giotto?)

2 La stessa particolarità mi venne fatto di osservare in alcuni carri dipinti di contadini nei dintorni di Pa-
lermo. Nella Cappella Palatina si trova invece una eccezione, giacche nella creazione degli astri, tanto il sole
quanto la luna appaiono color d'oro, colla differenza però che la luna ha per di più una falce di color d'ar-
gento. — Jacopo Turriti (mosaici ad abside in Santa Maria Maggiore), ha fatto un passo di più, facendo il
sole semplicemente di color d'oro, e la luna tutta di color d'argento. Le stelle dell'arte bizantina sono o dorate
o rosse o bianche.

;ì Invece i gruppi del sole e della luna, nei mosaici della navata laterale sinistra in San Marco a Venezia,
che innanzi agli Apostoli benedicenti cadono dalle loro colonne, sono del color naturale.

4 Secondo lo Springer (pag. 673), nel Pentateuco di Ashburnham la luce è gialla, le tenebre sono di colore
azzurro cupo.
 
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