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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. VI
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Tikkanen, J. J.: Le rappresentazioni della Genesi in S. Marco a Venezia e loro relazione con la Bibbia Cottoniana, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0319

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J. J. TIKKANEN

221

globo terrestre, che, fra le serie ora citate, manca soltanto a Palermo ed a Salerno. Quando
adunque questo motivo, del resto raro, 1 ricorra in rappresentazioni della Creazione dello stesso
titolo, questo fatto deve già per se stesso attrarre la nostra attenzione, ed un confronto fatto più
da vicino può a mala pena lasciar durare il dubbio sulla relazione comune di queste composizioni.

In questi cicli di rappresentazioni Dio ha il tipo del Redentore (in Firenze ha perline il nimbo
crocifero); solo nei rilievi di Berlino lo troviamo rappresentato quale un giovanetto, come si usava
nell'arte cristiana de' primi secoli ; la qual cosa è una prova certa che queste rappresentazioni
della creazione risalgono ad una origine molto più antica.

La prima scena è trattata in tutte queste serie (eccettuata in qualche parte quella di Salerno)
in modo eguale. Nell'interno d'un cerchio appare Iddio in sembianza di Cristo, in mezza figura
(questo motivo manca a Salerno). La colomba vola giù verso il mare (nei mosaici siciliani essa
segue una corrente d'acqua che scorre partendo da Dio). A Monreale le onde compongono la testa
di un vecchio. 2 A Palermo partono dal cerchio delle lingue di fuoco; è questa la creazione della
luce; di quella di Monreale abbiamo parlato prima in modo particolare (vedi pag. 220, nota). Ri-
peto nuovamente, che nell'avorio di Berlino ed in ([nello di Salerno, troviamo le scene corrispon-
denti; ma, per la mancanza delle lingue di fuoco, perdono il loro carattere specifico, e si trasfor-
mano in una semplice adorazione di Dio per parte degli angeli.

L'autore dei mosaici di Firenze e quello degli affreschi di Assisi hanno dimostrato molto mag-
giore economia, giacche, oltre ai motivi già detti, hanno riunito in una sola composizione anche
la separazione della luce dalle tenebre, il sole e la luna come rappresentanti degli astri, il mare
coi pesci, la terra e i mammiferi, e finalmente gli uccelli dell'aria. :ì Invece nel mosaici siciliani,
eccettuata la prima composizione di Palermo testé nominata, i varii momenti della creazione sono
trattati estesamente, ciascuno a se, come a Venezia, sebbene in modo differente.

La prima scena nella croce di San Giovanni in Laterano ci mostra il Creatore in un semi-
cerchio seminato di stelle. La colomba vola verso il basso. A destra ed a sinistra la personifica-
zione della luce e delle tenebre. In fondo il mare, in cui si vedono i pesci. Questa composizione
e quelle di Firenze e di Assisi s'accordano, a mio giudizio, in modo sorprendente.

A Palermo la separazione delle acque sotto il firmamento dalle acque sopra il firmamento è
rappresentata in modo estremamente enigmatico. Sono due larghi anelli concentrici con una cor-
nice ondulata (le nuvole?). Il cerchio interno è riempiuto d'acqua, la quale divide la massa della
terra, che sta nel centro, in tre parti. Di dietro appare il busto di Dio benedicente. Nella se-

1 II Garritoci (voi. IV, tav. 207,2; 240,2; 252,2; 271 e 258) ci dà una quantità di mosaici di Roma e di
Ravenna, ora in parte distrutti, nei quali Cristo è rappresentato assiso solennemente sul globo celeste, che talora
è seminato di stelle. Egualmente ci appare in un rilievo in avorio bizantino, che certo è del x sec, della raccolta
Carrand (vedi Labarte, t. I, tav. IX) e talora è nello stesso atteggiamento anche nell'atto di operare miracoli o
di insegnare (due volte nei coperchi d'avorio del vi sec. nel duomo di Milano, e parimenti due volte negli affreschi
di Sant'Angelo in Formis; riprod. dal Salazaro, Monumenti dell'Italia meridionale, fase. IX e X). Anche nelle
composizioni di cerimonie ded'arte carolingia, come tre volte nella Bibbia di San Paolo, Cristo è assiso su un
cerchio che certo rappresenta l'orbe terrestre.

2 Questo motivo risale indubbiamente ad esemplari antichi e della prima epoca cristiana. Parecchi esempi
di (piesto genere troviamo nelle pitture delle catacombe, e nel giardino dell'Istituto Germanico a Roma, su un
sarcofago dove sono figurate delle ninfe che cavalcano su mostri marini, le onde, come a Monreale, non sono
che la continuazione della barba fluente di una testa che sta nel mezzo, il cui significato è espresso ancora con
le branche di gambero che stanno al posto delle corna. Come è noto, quest'ultimo attributo passò poi negli
antichi mosaici di Ravenna (il Giordano) e nei rilievi rappresentanti la crocifissione dell'epoca dei Carolingi.

Particolare attenzione merita invece l'avorio di Berlino, giacché in esso troviamo un notevole accordo da un
lato col mosaico di Monreale, dall'altro col paliotto di Salerno. In alto, nell'interno di un cerchio, si vede il
Signore dal volto imberbe, col nimbo crocigero, in mezzo ai due segni A e il. Colla destra benedice e colla si-
nistra tiene un libro. Di sotto, in cerchi più piccoli, le parole Lux e Tm(ebrae), e la colomba, che sembra stare
poggiata sulla testa che personifica l'acqua, la quale è imberbe.

3 Anche nei rilievi di Orvieto vediamo i primi momenti della creazione fusi insieme in modo simile. Qui
però Dio è figurato in piedi.
 
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