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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. VII
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0382

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280

dicazione delle fonti? Lamenti l'autore la deficienza di
libri di storia d'arte a Mantova, ove egli si trova; ma
e allora perchè arrischiar commenti qua e là, tanto da
cadere ad esempio nell' antico errore di credere Fran-
cesco e Luigi Anichini una sola persona? Il Bertolotti non
ci chiami ingrati, perche noi desideriamo più proficuo,
più saldo il frutto della operosità sua. Altri prossima-
mente darà conto particolareggiato del lavoro: basti
accennare per ora che i documenti sui Geremia e sugli
Anichini sono fra i più importanti; e che pure è note-
vole un documentò riguardante la collezione di antichità
di Domenico di Piero veneziano, poi che in essa si tro-
vavano oggetti della raccolta Barbo.

0. Maruti

P. G. MOLMENTI. / pittori Bellini. (Nuova Antologia, voi. XVI.
serie III. fase, del Hi Luglio 1888).

L'autore pubblica documenti importanti, finora ine-
diti, su Iacopo, Gentile e Giovanni Bellini, e gliene
siamo riconoscenti. Ma mentre egli porta il suo con-
tributo alla storia, si dimostra nelle parole che fa pre-
cedere ai nuovi materiali da lui scoperti, poco abituato
alle ricerche positive, troppo vago della frase ad effetto,
incerto nelle sue affermazioni « Il genio di Tiziano e
di Paolo », egli scrive, « è luce che scintilla: quello
dei Bellini e del Carpaccio è raggio che riscalda. » E
altrove: « quei casti ingegni, che segnano l'alba della pit-
tura veneta, non vivevano se non per la loro arte, di-
menticando ogni cosa; non d'altro desiderosi che di farsi
dimenticare. » Altre frasi potremmo ricordare, ma basti
l'avere accennato a questa troppo francese ricerca della
parola attraente, del periodo variopinto ; mentre noi ab-
biamo diritto di chiedere dall' ingegno dell' autore la
misura, il disegno rigoroso e sicuro, che si addice alla
storia.

Le frasi col filo a piombo desideriamo, quali può sug-
gerire la esatta, completa cognizione del tema che si
imprende a trattare. Così l'autore nelle notizie da lui
raccolte su Iacopo Bellini, avrebbe pur dovuto ricordare
i disegni di lui in Francia, di cui discorsero il Tauzia
nel catalogo de' disegni di His de la Salle e il Muntz
nella Gazette des Beaux-Arts, e che recano tanta luce
sull'ingegno dell'artista; avrebbe pur dovuto ricor-
dare come questi gareggiasse col Pisanello. Della gara
pittorica diede primo notizia A. Venturi nel Kunst-
freund 1 (I, 19, Berlino, 1 ottobre 1885), aggiungendo così

1 L'articolo era intitolato « Jacopo Bellini, PUanello und
Mantegna in den Sonetten des Diehters Ulisse. » Crediamo di
far cosa grata ai lettori col riprodurre i due sonetti del poeta
Ulisse, in quell'articolo riportati, e die tornano a lode di Jacopo
Bellini.

Ulixis. Pro insigni certamine.

Quando il Pisan Ira le famose imprese
sargumentò cuntender curri natura
e convertir l'immagine in pictura
dil nuovo Illustre lionel marchexe.

altra prova delle relazioni di Iacopo Bellini con gli
Estensi, da lui dimostrate in uno scritto della Rivista
storica italiana (I primordi del rinascimento artistico
a Ferrara. Roma, Fratelli Bocca, j 1884), e intorno alle
quali altri parlò nel Bulletin de la Société^des Anti-
quaires.

Ma lasciando questi appunti, ci corre obbligo di in-
formare i lettori dei documenti nuovi dal Molmenti sco-
perti.

Dal primo documento prodotto, il quale porta la data
del 17 luglio 1466 1 apparisce che Jacopo Bellino si era
accordato con Messer Antonio Civran, guardiano grande
della scuola di S. Marco, ed i suoi compagni, di far nella
testa della scuola che guarda sul campo, tutta quella
fascia, ne1 la quale doveva entrare una Passione di Cristo
in Croce, ricca di figure ed altro che stesse benissimo;
e similmente un quadro in tela sopra la porta dell' al-
bergo, in quello spazio che da metà della volta va fino
alla, finestra a congiungersi coli'altro scompartimento,
sopra il quale scompartimento dovea far la Storia di
Gerusalemme con Cristo e i ladroni.

Fino al compimento dì queste opere Giacomo Bellino
si obbligava di non assumersi altro lavoro di alcun
genere, sotto quella pena che sarebbe parsa alla discre-
zione e coscienza degli Ufficiali della Scuola.

Seguono le indicazioni sul prezzo del lavoro.

Nel secondo documento del 15 decembre 1466 si trova
il Maestro Gentile Be lino accordarsi collo stesso Messer
Antonio Civran di fare sopra la sala della detta Scuola
di S. Marco due quadri in tela su traliccio, uno de' quali
dovea rappresentare la Storia di Faraone quando usci

Già consumato liavea il sexto mese

per dare propria forma alla figura

alor fortuna sdegnosa che fura

lumane glorie cura diverse onfexe
Strinse che da la degna e salsa riva

se mose il Belin summo pictore

novelo ridia al nostro ziecho mondo
Che la suo vera effigie feze viva

ala sentencia del paterno amore

onde lui primo et poi il pisan secondo.

Ulixis prò Jacopo Belino pictore.

Quanto che gloriar te puoy bellino

che quel che sente il tuo chiaro Intellecto
la mano industriosa il proprio effecto
mostra di Cuora gajo et pelegrino

Siche ad ogni altro insegni il ver camino
del divo Apelle et nobel policlecto
che se natura ta facto perfecto
questa e gratia dal ciel e tuo destino

l'ero se ala tua fama e degno nome
il vulgo invidioso de Iionor privo
alcuna volta stimola et cuntende

Habi pietà de lo suo grave some

aprendi homai questo exemplo vivo
che qualche nebia il sol talor offende.

1 Veramente è stampato 1467 : ma è evidente che si debba
leggere 14titi, essendo più sotto questa data ripetuta due volte.
 
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