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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. IX
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Fumi, Luigi: Gli alabastri nelle finestre del duomo d'Orvieto e la vetrata a storie nella finestra grande di tribuna
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0453

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LUIGI FUMI

343

Stefano, priore di Santa Croce del contado di Firenze, che in Santa Maria del Fiore condusse l'opera
della finestra grande, posta dietro l'altare. Richiese un ducato per ogni quadro da restaurare, e
quattro ducati per un quadro da rifarsi di nuovo. 1 I soprastanti, considerato il vantaggio grande
che offriva il nuovo artefice, giacché si trovavano coi ponti in piedi, e la necessità del restauro
stringeva, essendo l'opera quasi tutta distrutta, fermarono frate Stefano.2 II quale si obbligò di
rimettere i vetri a tutta la finestra, dipingere le figure a somiglianza del vecchio e in miglior forma
ancora, per il prezzo detto di un ducato per quadro, nello spazio entro i colonnelli in su per rata,
quanto portasse la misura a ragion di quadro. E così pure di rifare un quadro nuovo del tutto rotto
per il prezzo di quattro ducati. 3 In poco più di quattro mesi egli trasse a fine la commissione, nella
quale soddisfece per modo che volentieri gliene avrebbero affidata un'altra, se si fossero trovati
meglio provvisti a denaro. 4 Quel restauro si estese a tutta la finestra, meno tre quadri,5 e fu regi-
strato negli atti pubblici fra i fatti notevoli dell'anno 1465. 6 Nuovo restauro sopra tutti i quaran-
totto quadri e sur un triangolo praticò maestro Domenico da Siena nel 1489. 7 Ma un anno dopo si
lamentava già la rottura di molte parti, la scomposizione e il disfacimento di molti quadri; di tal
guisa che, se non si corresse a ripararla, tutta la finestra sarebbe di nuovo caduta.8 Infi.no al 1497
non fu ricercato chi vi desse una mano.9 Ci voleva, nel 1508, una minaccia di prossima rovina per
procacciare un maestro a tenerla su. Volevasi mandare per uno da Greppoliscbieto, o locarla a
maestro Fabiano Stasi, che allora si trovava nella città. Si votò in pubblica adunanza di darla al
migliore, e l'ebbe quest'ultimo; vale a dire Fabiano Stasi d'Arezzo, che prese a fare il risarcimento
per sessanta fiorini.10 Terminò di lavorarvi Salvatore da Montepulciano, autore dell'occhio grande
di facciata, il quale, nel 1561, meritò, per l'importanza dell'opera, dieci ducati, secondo la stima di
Raffaello da Montelupo, scultore.11 La mano de' restauratori si può constatare in gran parte dei
quadri.

L'effetto che fa questa vetrata è quello di tanti quadri di smalti che si svolgano l'un sotto
l'altro, come le pagine di un gran libro miniato che vuol provare la divinità della religione, met-
tendo a confronto il Testamento nuovo coll'antico, la vita di Gesù colle rivelazioni dei profeti. Gli
stessi soggetti dei vetri sono ripetuti da pennelli dello stesso secolo nelle pareti della tribuna me-
desima a buon fresco ; con proporzioni più vaste, composizione più varia, espressione più viva e
stile uniforme nella parete centrale e in quella a nord. Ma la religiosità del soggetto colpisce più
per i vetri, e la vivacità degli smalti rende più freddi i vecchi affreschi. Questa vetrata è in per-
fetta corrispondenza colla meravigliosa e preziosissima opera di oreficeria, d'incisione e pittura a
smalti, che in forma di tabernacolo a stile ogivo racchiude il lino sacro del Corporale, opera ve-
ramente mirabile dello stesso secolo xiv. Uguale è la forma e la successione dei quadri, uguale la
disposizione delle figure, e non diversa l'impressione in chi si fa a riguardare l'uria e l'altra opera,
quasi la seconda non fosse che la miniatura della prima. Solamente chi ha ammirato i vetri più
antichi in San Francesco d'Assisi può farsi un' idea dello stile dei nostri.

Il cav. Francesco Moretti, professore dell'Accademia perugina, ha intrapreso il restauro dei
quadri di cotesta vetrata, da riportarsi tutta quanta allo stile suo. Cosi sparirà qualche deformità
di certi rinnovi, e si darà l'intonazione alle nuove vetrate delle navi laterali, delle quali ci resta
a dire qualche cosa.

Già si disse che nell'anno susseguente all'acquisto delle tavolette di alabastro si acquistarono
vetri bianchi e fabbricaronsi i colorati dal Maitani, e che fino all'anno 1330 si hanno memorie di

1 Docum. del 1° febbraio 1465 (Arch. sudd., Riform. 1458-1488, c. 254 t.).

2 V. docum. precedente.

3 Docum. del 4 febbraio 1465 (Arch. sudd., ivi, c. 255 t.).
* Docum. del 16 giugno 1465 (Arch. sudd., ivi, c. 272).

5 Docum. del 7 luglio 1465 (Arch. sudd., Cam. 1460-1469).

6 Docum. del 1465 (Arch. sudd., Rifornì. 1458-1488, c. 245).

7 Docum. del 1489 (Arch. sudd., Cam. 1480-1490).

8 Docum. del 14 settembre 1490 (Arch. sudd., Rifornì. 1484-1525, c. 202 t.).

9 Docum. del lo dicembre 1497 (Arch. sudd., Cam. 1490-1498, c. 80 t.).

10 Docum. del 1° agosto 1508 e del 13 giugno 1509 (Arch. sudd., Riform. 1484-1525, ce. 464, 481).

11 Docum. del 27 aprile 1561 (Arch. sudd., Riform. 1560-1571, c. 36 t.).
 
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