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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. IX
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0482

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372

RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

E MUNTZ. La colonne théodosienne à Constantinople d'après
les prètendus dessins de Gentile Bellini conservés au
Louvre et à l'École des Beauoc-krts. (Revue des études
grecques. Paris, Leroux, 1888).

L'A., benemerito per le molte ricerche intorno
all'arte italiana, con questo scritto recente distrugge
T ipotesi del P. Menestrier (Bescription de la belle
et grande colonne historiée, dressée en l'honneur
de l'empereur Thécdose, dessinée par Gentile Bel-
lini, etc. Paris, 1702), che, per primo, ritenne di Gen-
tile Bellini i disegni della colonna detta di Teodosio
a Costantinopoli, la quale, nel 1719, fu abbattuta da
un terremoto. L'ipotesi troppo favorevolmente ac-
colta dipoi, anzi sino ai nostri giorni, non regge.
L'A. prova che l'Accademia reale di pittura e di
scultura a Parigi venne, nel 167(3, in possesso di un
lungo rotulo, rappresentante la colonna di Teodosio,
e che lo conservò sino alla Rivoluzione, nel qual
tempo passò a far parte delle collezioni del Louvre.
Che nel 1702, Paillet, rettore dell'Accademia suindi-
cata, disegnò in proporzioni ridotte, e offri all'Acca-
demia stessa una copia del rotulo, copia che anche
oggi si conserva alFÉcole des Beaux-Arts. Infine,
nulla dà facoltà di attribuire a Gentile Bellini quei
disegni. Quelli dell'École des Beaux-Arts furono già
riconosciuti dall' Unger (Ersch u. Gruber, A llgemeine
Encyklopaedie,voi. LXXXIV, p. 360,1866) per la copia
eseguita dal Paillet; e quelli del Louvre furono già
aggiudicati dal Villot (Notice des tableaux du musée
du Louvre; Écoles d'Italie, p. 40, edizione del 1865)
a Battista Franco. Ma niuno dubitò sino ad oggi che
quei disegni fossero imitazioni o copie di altri di
Gentile Bellini medesimo. Errore che, grazie alle
ricerche dell'A., non dovrebbe essere più ripetuto.

A. V.

SERVANZI-COLLIO. Pitture nella chiesa di San Giovanni in
Urbino, eseguite dai fratelli Lorenzo e Giacomo di San-
severinp. Sanseverino Marche, Bellabarba, 1888.

Il patrizio sanseverinate, nestore onorato degli
eruditi marchigiani, ha descritto le pitture della
chiesa di San Giovanni in Urbino con grande dili-
genza; ma non è secondo il vero quanto egli af-
ferma, e cioè che niuno abbia descritto sin qui e
neppure accennato a quelle pitture. Al Cavalcasene
nella grande sua raccolta di materiali per la storia

dell'arte, non isfuggirono; e ne discorse nell'Italia
artistica il Toschi.1 Nè si può convenire coir onorando
scrittore che quelle pitture possano assomigliarsi a
quelle di Giotto, tanto più che un secolo quasi se-
para il grande maestro dai Sanseverinati ; e l'arte,
al tempo di questi, correva per nuove vie. Non si
possono assomigliare neppure in senso assoluto, per-
chè tra Giotto e i Sanseverinati passa la differenza
stessa che corre tra Dante e uno dei tanti umanisti
del quattrocento. Il grande, focoso precursore non
può, non deve esser messo alla pari in alcun modo
con que' ricercatori tentennanti del principio del se-
colo xv. Infine, la minuziosa descrizione si chiude
con una osservazione dell'autore, che si dimostra
sorpreso « come col solo naturale ingegno questi
due giovani (Lorenzo e Giacomo di Sanseverino),
senza essere stati istruiti, abbiano eseguito quei la-
vori che sono una meraviglia a vedersi ». Ma che
cosa sappiamo noi intorno all'educazione dei due ar-
tisti, che ci lasci venire a conchiusioni siffatte? E
come possiamo con l'A. supporre che in quei lavori
si ispirasse Raffaello? Ben altri elementi si fusero
nell'arte divina dell'Urbinate! 0. Maruti

A. W0LTMANN u. K. W0ERMANN. Geschichte der MalereL Leipzig,
Seemann, 1888.

La storia della pittura, già iniziata dal compianto
Woltmann, ha trovato un diligente continuatore nel
Woermann, direttore della galleria di Dresda. Del-
l'opera verrà dato ampio conto in questo periodico,
ma intanto dobbiamo segnalarla al pubblico come
un manuale a cui si può con qualche frutto ricor-
rere. Il terzo volume, recentemente uscito, tratta
della pittura dalla metà del secolo xvi sino alla fine
del secolo xvm, e si chiude con aggiunte e note ai
tre volumi. In esse è richiamato ciò che sostanzial-
mente ha prodotto la storia della pittura in questi
ultimi anni, mentre le dispense dell'opera si pubbli-
cavano. Cosi il Woermann ha dimostrato una larga
conoscenza della bibliografia artistica e un'attenzione
non mai sospesa al movimento degli studi storici.
In umopera sintetica come quella del Woltmann e
del Woermann potremmo facilmente riscontrare par-

1 Due precursori di Masaccio (anno II, 188-1)
 
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