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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. X
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0544

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480

MISCELLANEA

e una copia di questa nell'Heiss, fase. I, p. 42). In-
fatti, la somiglianza fra i due ritratti mette fuor di
ogni dubbio, che abbiamo da fare collo stesso perso-
naggio, avuto il dovuto riguardo all'età differente
nella quale questo è raffigurato nelle due medaglie.
E cosi non solo vien giustificata la denominazione
del quadro della galleria Costabili, da parte dei si-
gnori Crowe e Cavalcasene, ma pure fissata 1' in-
terpretazione della medaglia in questione, come ef-
figie di Tito Strozzi. Siccome questi mancò di vita
nell'età di ottantanni nel 1502, e la medaglia di
Sperandio lo rappresenta presso a poco cinquantenne,
ne risulterebbe Tanno 1472 o circa come epoca della
sua esecuzione. E infatti, sappiamo dalle date di pa-
recchie delle medaglie di Sperandio, che questi dal-
l'anno 1413 fino al 1418 o 1419 1 dimorava a Ferrara.
Però non dobbiamo tacere come l'ordinamento sin-
golare e la mancanza di ogni leggenda sul diritto
della nostra medaglia, circostanze uniche fra tutte
le opere simili del maestro, e il carattere della scrit-
tura nell'iscrizione dei rovescio, il quale si discosta
manifestamente da quello usato nelle altre sue me-
daglie, ce la renda alquanto sospetta, tanto che col-
l'Heiss siamo disposti a ravvisarvi una restituzione
o una contraffazione.

C. de Fabriczy

Un quadro di l»ictro Lorenzetti acqui-
stato dal musco di Berlino. — Fra i quadri
recentemente acquistati per la galleria di pittura nei
regi musei di Berlino, ve n'è pure uno di Pietro Lo-
renzetti. Rappresenta una scena della leggenda della
santa Umiltà. A destra si vedono nel cortile di un
chiostro due serventi, una delle quali ha tirato su
da una cisterna un secchio d'acqua, nel quale la se-
conda immerge una tazza per riempirla. Subito die-
tro quest' ultima si vedono nel vano di una porta
aperta le teste di due monache. Nella parte sinistra
del quadro è figurato l'interno della stanza della
santa, la quale sta seduta sul suo letto col busto
eretto e le mani giunte. Dietro il letto stanno due
monache, ed una servente le porge la tazza.

Fondo d'oro. Legno di pioppo. Altezza m. 0,42,
larghezza m. 0,31. Il quadro è stato acquistato in
Berlino.

1 i documenti pubblicati in questo fascicolo limitano la dimora
dello Sperandio in Ferrara al 1477. L\ Direzione

L'acquisto di questo dipinto è tanto più prezioso,
in quanto che con esso il museo è venuto in pos-
sesso dell'ultimo pezzo dell'importante altare lavo
rato da Pietro Lorenzetti nel 1316; la figura di mezzo
ed undici tavole più piccole si trovano nell'Accade-
mia di Firenze, ed un'altra di tali tavole esiste già
da parecchio tempo nella galleria di Berlino e fu il-
lustrata dal Thode (Appendice al Catalogo illustra-
tivo della galleria di pittura, p. 31, e Repertorium
far Kunstgeschichte, XI, 1).

C.

Di un lavoro di Jacopo da Benevento
falsamente attribuito ai Della Bohltia.

(Estratto dai Rendiconti della R. Accademia dei
Lincei, voi. II, ser. iv, seduta del 11 gennaio 1886.
Storia dell'Arte - Nota del socio Barnabei).

L'autore, pubblicando una notizia del Gamurrini
intorno ad un lavoro di scultura in terracotta, rive-
stito di smalto ed attribuito da quelli di Acquapen-
dente, ove esiste, ad un artista della famiglia dei
Della Robbia, rivendica alla storia dell'arte il nome
d'un nuovo scultore, mastro Jacopo Beneventano, e
in pari tempo il ricordo d'una bell'opera invetriata,
di cui non fu fatta parola che incidentalmente da
Anselmo Anselmi, e che potrebbe esser di guida in
nuove ed importanti ricerche per la scuola dei Della
Robbia.

È una tavola d'altare chiusa da cornice superior-
mente ad arco, formata con tralci, frutti e fiori ma-
gistralmente modellati.

Nel mezzo è una grande nicchia con entro il ci-
borio; lateralmente due nicchie minori, ora vuote,
in origine certo con statuine, forse di angeli in ado-
razione. Un coro d'angioletti sta sopra a queste nic-
chie; al di sotto, nel mezzo, è l'iscrizione dell'anno
in cui fu fatto il lavoro, MDXXII, e quindi un listello
sopra cui è scritta la leggenda, in cui è detto che
il prete Carlo e la Società del Corpo di Cristo in
Sacramento costrussero quell'altare colle elemosine
dei fedeli, avendone affidata l'esecuzione a m° Gia-
como Beneventano.

Nella predella, che è divisa in tre riquadri, sono
rappresentati: nel mezzo, il Cenacolo, ai lati, un uomo
ed una donna inginocchiati.

N. B.
 
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