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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. XI
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Luzio, Alessandro; Renier, Rodolfo: Di Pietro Lombardo: architetto e scultore veneziano
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0556

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438 DI PIETRO LOMBARDO ARCHITETTO E SCULTORE VENEZIANO

mento. Comunque sia, nel 1497 Pietro dichiarava di non poter mandare a Mantova i pezzi della
cappella che gli erano richiesti: gli occorrevano almeno 500 ducati per farlo. L'opera era tanto
bella, che non solo erano venuti a vederla gli inviati del marchese, ma molti estranei, sicché il
concorso all'officina era tale che pareva uno novo jubileo. Poi i documenti tacciono per un anno
e mezzo. I 500 ducati richiesti erano probabilmente venuti il 6 gennaio 1499, quando fu scritta
la IV lettera, giacché Pietro vi dice il lavoro pressoché finito e sollecita anzi il marchese a man-
darlo a prendere. Ed una parte sembra veramente che Francesco ne facesse recare a Mantova.
Dieci anni sono, infatti, il compianto Braghirolli ha pubblicato una lettera di Pietro al marchese,
del 16 febbraio 1503, in cui si lagna di essere stato cosi male compensato per la cappella « quasi
perexpedita », supplica il signore a volergli manifestare la sua intenzione, per sapere come rego-
larsi, giacché, dice egli, « non ho voluto fin qui entrar in altri importanti lavori, 1 dubitando che
volendo la S. V. proseguire ed ultimiar l'opera, non restasse ingannato et io paresse mancador
de fede », e Analmente invita il Gonzaga a far vedere l'opera « per mi facta si pertanto quanto se
ritrova de li, come de qui ne la botega mia, qual è tuta piena de simil lavor ».2 Ma oramai France-
sco, occupato in affari politici gravissimi, non aveva più agio né voglia di attendere al compimento
di quella tal cappella. Rimasto interrotto il lavoro; molta parte del materiale lavorato era ancora
a Venezia nel 1515, quando Pietro moriva. Di questa morte il marchese condolevasi coi figli di lui
Giulio ed Antonio, 3 che gliela partecipavano, e insieme mandava a Venezia Paolo da Castelbarco
per combinare con loro ciò che dovesse farsi dei marmi operati. 1 Altri documenti noi non cono-
sciamo intorno a questa cappella di Pietro Lombardo, concepita, a quanto pare, sotto pessima
stella. Crediamo poco verisimile che il marchese la mettesse mai insieme. Forse i pezzi di marmo
lavorati da Pietro andarono ad adornare qualche altra parte del palazzo.

Dei figli di Pietro Lombardo, tutti artisti, Antonio è valutato, dall'unico lavoro che porti la
sua firma, un bassorilievo della cappella del Santo a Padova, inferiore al padre e ad altri della
famiglia sua. 5 Egli fu chiamato da Alfonso I d'Este per decorare i celebri camerini d'alabastro
del castello di Ferrara. 6 Anche Isabella Gonzaga fu in trattative per avere una sua statua. Ma di
gran lunga maggiori furono le relazioni della marchesa con Tullio Lombardo, il terzo figliuolo di
Pietro, che il Selvatico crede di poter chiamare « lo statuario più insigne della famiglia, e direi
anche di tutta Venezia », 7 e il Burckhardt invece dice il più operoso, ma il meno dotato tra gli
scultori massimi veneziani del tempo. 8 È noto che nel 1527 egli lavorava per il marchese Fede-
rico Gonzaga. 9 Di quello che fece per Isabella ci occuperemo ampiamente nella nostra monografia.

Alessandro Luzio - Rodolfo Renier

Antonio Rizzo, ma già dal maggio dell'anno prima egli aveva sorvegliato quei lavori. Vedasi Lorenzi, Monumenti per ser-
vire alla storia del palazzo ducale di Venezia, P. I, Venezia, 1868, p. 121, n. 250 e cfr. p. 120, nn. 247, 248. Il 30 marzo 1506
gli fu accresciuto il salario, ed uno dei firmatari del decreto è quel Bernardo Bembo, che dovette avere pel Lombardo una
speciale benevolenza (Lorenzi, op. cit., p. 133, n. 273). Curioso è il notare che nel 1509 Pietro Lombardo dovette ammanire
le seragie per tener chiuso in palazzo il marchese di Mantova, fatto prigioniero dai Veneziani (Lorenzi, op. cit., p. 150, n. 318).

1 Anche questo non sembra in tutto vero, se nel 1502 Pietro innalzò la mole del duomo di Cividale nel Friuli.

2 Braghirolli, Lettere inedite di artisti del sec. xv (Nozze Sordi-Cavriani), Mantova, 1878, pp. 28-30.

3 Ad Antonio avremo ad accennare. Giulio fu egli pure scultore e lavorò coi fratelli (Temanza, Vite dei più celebri
architetti e sciatori veneziani che fiorirono nel sec. xvi, Venezia, 1778, pp. 118-19). Egli è padre di quel Sante cui si volle
attribuita molta importanza, facendolo architetto del palazzo Vendramin e della scuola di San Rocco; ma la sua fama venne
sfrondata dal Selvatico, op. cit., pp. 206-7.

4 L'8 luglio 1515 Francesco scriveva a Giulio ed Antonio Lombardo: « Avemo visto quanto per la vostra dei xx del
passato ne scrivete, signifìcandoni il caso de la morte di m« Petro vostro patre et ricordandoni ad prender partito per

l'opera de le pietre havemo fatto lavorar de la cappella nostra.....Dolene assai de la morte di mo Petro, al quale per

la singolare virtù sua et per la fede et observantia sapemo ni aveva, portavamo singular amore », ecc. La lettera fu pub-
blicata intera dal Bertolotti, Artisti in relazione coi Gonzaga, signori di Mantova, Modena, 1885, p. 75. La essa si ricava
che Pietro Lombardo morì nel giugno del 1515. Sinora si era notato soltanto che dal 1511 in poi non si avevano più notizie
di lui. Cfr. Selvatico, op. cit., p. 198, e Vasari, III, 675.

6 Cicognara. Storia della scultura, II, 163; Selvatico, op. cit., pp. 201-2.

11 Campori, Tiziano e gli Estensi, Firenze, 1874, p. 2, e Cavalcaselle e Crowe, Tiziano, Firenze, 1877, I, 143.

7 Op. cit., p. 203.

8 Cicerone, III, 436.

a Bertolotti, op. cit., pp. 172-73.
 
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