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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. XI
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Venturi, Adolfo: Cesare Maccari e le sue pitture nella sala del senato
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0557

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CESARE MACCARI

E LE SUE PITTURE NELLA SALA DEL SENATO1

ESARE Maccari, il pittore della sala del Senato, già denominata gialla,
illustrata ora dalle sue opere, nacque nel 1840 a Siena, entrò nel 1855
all'Accademia senese di belle arti, diretta dal Mussini, ed ivi studiò la
scultura sei anni, finché, gettate in un canto le stecche e gli scalpelli,
si applicò tutto alla pittura. 11 Mussini, dittatore allora dell'arte senese,
sdegnava le riforme che già venivano bandite da ferventi novatori, e
si arrovellava contro la critica demolitrice dei baluardi accademici.
Sognava il compianto Mussini un'arte dignitosa, il vero scevro da ogni
ezza del colorito, l'arte grande, l'eletta forma: pensando ai tempi antichi,
rimaneva rapito allo spettacolo « della bella foggia dei vestiti, della dignità delle abitudini che gene-
rava quella delle movenze, e della grandezza e magnanimità dei tempi » : pensando all'arte antica
vi trovava « una inavvertita sfumatura d'esagerazione ». Tale era il maestro, accademico sino
all'osso, nonostante che egli si schierasse coi puristi contro i classicisti ; accademico tanto, che
al Duprè, suo amico, mosse rimprovero di aver parlato « di pastoie accademiche ». Era un
loico, che ragionava troppo di bello eterno, sino a riscontrarlo nel cignale, perchè « prototipo
delle specie congeneri e degeneri »; che guardava troppo al tipo, spoglio, s'intende, d'ogni acci-
dentalità; e discorreva troppo spesso delle grandi tradizioni dell'arte italiana. Ma era pur anche
un maestro, che alla scuola dedicava la vita; e dalla'scuola sua uscirono nobili artisti, ch'egli segui
con amore di padre, anche quando deviarono da' suoi insegnamenti. Belle e nobili sono le parole
che il Mussini scriveva, a proposito di Cesare Maccari: « Voi vedeste, signori, quest'anno, nelle
sale dell'Istituto una bella opera del nostro Cesare Maccari. Ebbene, io gli ebbi a dire anche prima:
Ora è tempo che tu vada a renderti famigliari le opere immortali dei nostri grandi maestri. Stu-
diali, amali, senza imitare pedantescamente nessuno; e tornerai tale da fare onore a te, all'Italia
e un tantino anche a me ».

Aveva il Maccari lasciato Siena nel 1867, ed era venuto a Roma. Della educazione pittorica
ricevuta dal Mussini restano a saggio un quadro rappresentante Rebecca in atto di ricevere i doni
di Ezechiello; un affresco nel duomo di Siena, nella cappella di San Giovanni, raffigurante il santo
titolare che invia a Cristo i discepoli; e infine la volta di una cappellina, nella villa di Pieri Nerli
al Quinciano, coi quattro Evangelisti nelle crociere. Noi non istaremo ad esaminarle, perchè il
pittore dovette rifarsi da capo, risciacquare nella laguna veneta la sua educazione. Le pitture
uscite dalle officine accademiche più o meno sembrano gettate da uno stampo; e tutte hanno gli
stessi colori stridenti, gii stessi panneggiamenti calcolati, le stesse pose materiali e stentate, la
stessa lisciatura delle carni di stucco. Risentono sempre del manichino o del modello nel martirio
della posa forzata; le figure fuliginose e vuote, sembrano creazioni di infelici affetti di daltonismo.

1 Col presente articolo V Archìvio intende, non di allontanarsi menomamente dal suo programma, ma di esplicarlo mag-
giormente. Inteso ad illustrare la storia dell'arte, esso non trascurerà però di far conoscere ai lettori quelle sole opere d'arte
contemporanea che per la loro mole e grandezza o per merito incontestato paiano destinate a prender posto nella storia.

La Direzione

inutile accidentalità, la
 
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