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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. XI
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Venturi, Adolfo: Cesare Maccari e le sue pitture nella sala del senato
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0561

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A. VENTURI

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stessa, tolsero campo all'artista di lasciare riposo all'occhio dell'osservatore. Ben trovata anche per
la varietà de' gruppi è la scena di Catilina ; e qui il pittore seppe trarre suo prò, ingegnosamente,
sin dalla porta che si schiude in quella parete, facendo chinare la testa di un senatore sulle mani,
si che la cornice della porta par che sia la cornice superiore dello scanno.

Come espressione totale delle scene, potrebbesi osservare in alcuna la mancanza di effetto dram-
matico : così il movimento d'ira di Catilina non ha la sua corrispondenza co' Senatori, calmi in un
momento in cui si attentava alla vita della Repubblica. Ma forse il Maccari ebbe timore di cadere a
rappresentare uomini eccitabili e nervosi : egli volle rappresentare Romani. Qui sta l'idealità da lui
cercata con persistenza, quella del Romano imperterrito, pronto sempre, dominatore delle sue pas-
sioni. E a cercare quest' idealità, il Maccari dovette essere sospinto dal bisogno, fortemente sentito,
di sopprimere ogni posa, ogni convenzione, ogni accademica tradizione nel rappresentare quei Padri
della Patria che, come ben si esprime il Macchiavelli, col motto che il Maccari volle scritto nella
sala: NESSVNA CATTIVA SORTE LI FECE MAI DIVENTARE ABIETTI E NESSVNA BVONA
FORTVNA LI FECE MAI ESSERE INSOLENTI.

Questa è l'opera che il Maccari ha dato all'Italia, dopo sei anni di lavoro, interrotto soltanto
negli estati del 1886, 1887 e 1888, in cui il pittore si recò a colorire insieme con Aldi e Cassioli,
tanto la sala monumentale da Siena dedicata a Re Vittorio, ove rappresentò, in una parete, il tra-
sporto della salma del gran Re al Pantheon, e in un'altra il Plebiscito delle province romane; come
pure la cappella Franci, a Siena stessa, ove pinse la figura della Fede, e in una lunetta la Vergine
col bambino e due committenti in atto di preghiera.

Ma già ad altra grand'opera si accinge il Maccari, alla decorazione della cupola della basilica
Loretana. L'artista che ora trae le sue più felici ispirazioni dal Rinascimento, e sente quanta sovrana
poesia voli fra gli angioli della cupoletta che Melozzo da Forli dipingeva per quella stessa basilica,
saprà uscire dalla nuova prova con grande onore suo, dell'arte e dell' Italia.

A. Venturi
 
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