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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. XI
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Cronaca artistica contemporanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0585

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CRONACA ARTISTICA CONTEMPORANEA

467

CRONACA ARTISTICA CONTEMPORANEA

SOMMARIO. — Cenno sui dipinti del Maccari al Senato —
Un sepolcro del signor Moje Kzeckiel — Un quadro del
signor Mario de Maria—Le porte della facciata di Santa
Maria del Fiore — Restauri agli affreschi attribuiti ai
Dossi in Ferrara — I Quattro Mori di Livorno traslocati
e restaurati — La statua di rame per la Mole Antonel-
liana a Torino — Esito del concorso pel monumento Min-
ghetti a Roma — Resultato tinaie della Esposizione di
Monaco — Un nuovo e prezioso acquisto del museo del
Louvre — Il monumento dell'ammiraglio Coligny.

Dovrei parlare innanzi tutto delle pitture di
Cesare Maccari nella sala del Senato, pitturo che
sono state ammirate da quanti apprezzano le più
felici produzioni dell'arte; ma i lettori ne hanno
già letta la descrizione e vedute le illustrazioni
al principio di questo fascicolo, onde è meglio
ch'io mi taccia e passi ad altro.

— Una pregevole opera di scultura è stata
condotta a termine dall'autore della Giuditta,
signor Moje Ezeckiel. Si tratta di una stupenda fi-
gura di donna, ritratto di una signora straniera,
effigiata distesa sulla propria tomba, che è una
imitazione bellissima dei monumenti funebri del
quattrocento. Quest'opera, inspirata dall'antico,
nulla ha in sè che risenta di imitazione servile,
e rivela nell'autore un perfetto buon gusto e
un vivo sentimento dell'arte.

— Il signor Mario de Maria, bolognese, ha
compiuto un quadro il cui soggetto è ricavato da
una leggenda del trecento. Si tratta di alcuni frati,
accecatisi per fanatismo religioso, nell'atto di en-
trare in convento, i quali scendono brancolando
per una scala posta a piè di un muro bianco, nel
quale si apre una cappella internamente illu-
minata. Il quadro è di un colorito bellissimo, e
l'autore ha saputo ritrarre da quella strana leg-
genda i più belli e più svariati effetti.

— Chiusasi al pubblico la esposizione dei pro-
getti per le porte minori della facciata di Santa
Maria del Fiore a Firenze, la Commissione giu-
dicante dichiarò di merito uguale i due progetti
distinti coi motti Santa Maria del Fiore e Giotto,
dei professori Passaglia e Cassioli, i quali cosi do-
vranno eseguire una porta ciascuno, dividendosi
il lavoro, come già si sono diviso il premio di
L. 8000. La Commissione però ha suggerito che
ambedue gli artisti debbano fare alcune modi-
ficazioni ai loro disegni, per mettere in armonia
le due porte fra loro e colla porta maggiore, già
allogata al Passaglia. E in questo la Commissione
ha fatto opera lodevolissima; poiché la porta
maggiore e una delle minori essendo della me-
desima mano, era necessario che si evitasse lo
sconcio che una delle porte più piccole avesse
un carattere troppo diverso dalle altre.

— La Deputazione provinciale di Ferrara, ri-
conosciuta la necessità di riparare i guasti sof-
ferti dai dipinti che adornano la vòlta della sala
del Consiglio della provincia, e che sono opera
pregevolissima già attribuita al pennello dei
Dossi, si è rivolta al cav. Guglielmo Botti, ispet-
tore delle RR. gallerie di Venezia, affinchè vo-
glia fare gli studi necessari perla esecuzione dei
restauri occorrenti ad assicurare la conserva-
zione di quelle pitture. Il prof. Botti ha già fatte
le sue prove in Ferrara, e nel castello stesso
degli p]stensi, dove già maestrevolmente con-
dusse il restauro della sala dell'Aurora, ricca di
affreschi, pure attribuiti ai Dossi, e di uno stu-
pendo fregio con putti. La cittadinanza di Fer-
rara ha veduto con animo grato questo atto della
Deputazione provinciale, nel quale ha ravvisato
una prova del culto che essa professa per le arti
belle, e dell'amore che porta alle più splendide
glorie della scuola artistica ferrarese.

— E a proposito di restauri, parmi acconcio
tener qui discorso di quello stupendamente ese-
guito a Livorno del famoso monumento del Tacca,
noto più comunemente col nome àeiQuattro Mori.

Chiunque abbia visitato Livorno ricorderà
la statua in marmo del granduca Ferdinando I
dei Medici, alla quale fanno corteggio quattro
superbe statue in bronzo di schiavi africani, in-
catenati agli angoli del suo piedistallo, e ai
quali servirono di modello un turco e tre figli
suoi, stati fatti prigionieri da una galera to-
scana alla battaglia di Lepanto. Ricorderà pure
come quel monumento stupendo apparisse im-
provvidamente sacrificato, collocato com'era sulla
banchina della darsena, e a metà nascosto da
antenne, remi, carcasse di barche sdruscite,
vecchi timoni di nave, ancore, gomene e altri
attrezzi marinareschi che stavano ammucchiati
e addossati alla cancellata che lo recingeva.

Il municipio di Livorno, vergognando a ra-
gione di quello stato di cose che deturpava
così sconciamente la più bell'opera d'arte, senza
dubbio, della sua città, decretò che i Quattro
Mori fossero rimossi da quel luogo e traspor-
tati in sito più degno della fama e del merito
di quel monumento. I lavori di restauro e di
trasloco furono affidati all'ingegnere Cori, il
quale compi felicemente e con molta lode l'opera
sua. Il monumento del Bandini e del Tacca,
convenientemente restaurato, fu reso alla pub-
blica vista nella nuova sua sede il 1° dicembre
 
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