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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. I
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Rossi, Umberto: La collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0042

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18 UMBERTO ROSSI

Insieme allo scacchiere vanno rammentati alcuni pezzi di scaccili e alcune pedine di dama
fra cui curiosissima una nella (male è effigiato un cavaliere che parte per la caccia, eòi cani a
guinzaglio, cavalcando una lepre colossale.

Una stupenda opera italiana del rinascimento è il bassorilievo col trionfo d'amore; Cupido
bendato sta sopra un carro, davanti al quale è incatenato Ercole, tirato da due cavalli ; circon-
dano il carro molti personaggi allegorici e divinità pagane. La composizione è tolta dai Trionfi
di Petrarca e non ha nulla di nuovo, ma il maestro che l'ha svolta ha saputo introdurvi una
varietà e un'armonia di cui non trovo esempio nelle molteplici rappresentazioni dei trionfi ese-
guite all'epoca del rinascimento: lo stile del lavoro la giudicarlo spettare all'alta Italia e più
particolarmente alla scuola veneziana.

È pure italiana una statuetta di David vintitor di Golia: è dei primi del cinquecento, e la
posa e la modellatura ne è piuttosto ammanierata. Molto migliore è una statua di guerriero,
forse Marte, con un ariete fra le gambe, vestito all'antica, coll'armatura coperta da finissimi ra-
beschi: la soverchia finitezza di questo pezzo lo là credere quasi prodotto della pazienza tedesca.

Vengono ultimi un bassorilievo con una Vergine di lavoro forse spagnuolo, e un mobilino da
toeletta della line del seicento con due gruppi galanti. Il signor Garrand era conoscitore di gusto fine e
non ha voluto accrescere la sua collezione colle comuni òpere della decadenza : i lours-de-force dei
tornitori e le slravaganze della scultura berninesca applicate all'avorio lo lasciavano indifferente,
e questo suo disdegno per tutto ciò che non era arte scelta fu, si può dire, la precipua causa per
cui tutti i pezzi da lui raccolti, anche i più umili, assumono per la storia dell'arte un'importanza
che esce dall'ordinario.

Prima di finire questa rassegna degli avorii, accennerò a parecchi oggetti di provenienza
orientale, dei quali alcuni sono assai interessanti. Antichissimi sono un bassorilievo indiano con
quattro danzatrici a mammelle ipertrofiche e un frammento di cofanetto con due grifoni affron-
tati: nò è da tacersi di altri cofanetti con arabeschi dipinti, con bassorilievi traforali rappresen-
tanti uomini e donne in costume orientale e finalmente di una scatola d'avorio con uccelli, ani-
mali e ornamenti a fogliami, intorno a cui gira un'iscrizione in caratteri cufici: questa scatola,
che spetta al più bel periodo dell'arte araba, è anche adorna di pietre preziose.

Smalti. — Al pari degli avorii, gli smalti debbono annoverarsi fra i monumenti che ci met-
tono innanzi in serie continuata la storia dell'arte cominciando dai secoli in cui la nuova civiltà
cristiana si svolgeva a poco a poco dalle rovine dell'antica, per venire attraverso la lunga pre-
parazione medioevale fino al rinascimento e fino all'epoca moderna. La tecnica degli smalti variò
anch'essa secondo i tempi e cosi nettamente che i diversi procedimenti corrispondono in maniera
quasi esatta ad ognuna delle grandi epoche artistiche; e così per il periodo bisantino, abbiamogli
smalti cloisonnès, nei quali le linee del disegno sono costituite da lamelle di metallo saldate in costa
sul fondo, mentre le cavità che ne risultano son riempite di smalto a vari colori. Nel medio evo,
quando l'arte comincia ad emanciparsi dalla rigidità bisantina, sorgono gli smalti detti champlevós
o in faille d'epargne, perchè gli alveoli destinati a ricevere la pasta vitrea sono ottenuti sulla placca
per mezzo dell'incisione, risparmiando talora il fondo e talora le figure che spiccano dorate sulle
vivaci tinte dello smalto. Al rinascimento corrispondono gli smalti translucidi, più specialmente usati
in Italia, a cui fan seguilo quelli dipinti che dal luogo in cui si fabbricarono in maggior copia, son
detti di Limoges.

A parte i cloisonnès, che, per esser stati fatti generalmente su metalli preziosi, sono rarissimi,
la collezione Garrand ha esemplari di tutte le altre specie di smalti. La serie s'apre con una
fibula e due altri frammenti gallo-romani, eseguiti secondo il procedimento in faille d'epargne ;
seguono gli smalti medioevali fra cui è importantissimo un pastorale che per lungo tempo fu
ritenuto come uno dei più antichi prodotti della fabbrica di Limoges, e giudicato lavoro del secolo
decimo. Secondo una notizia riportata dal signor De Laborde 1 questo pastorale sarebbe stato
rinvenuto nella tomba del vescovo di Ghartres, Ragenfredus, morto nel 960; ma l'erudito francese,
fondandosi anche sul fatto che la tomba del vescovo fu manomessa nel 1541, ha creduto di poter

i Dio Laborde, Native des umaux du Musée du Louvre, I, 33.
 
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